La notte è fatta per dormire
di Bruno Di Placido
La notte è fatta per dormire.
La notte è fatta per dormire, ma non per te.
Tu non segui le regole, non le hai mai seguite.
Sei passato con il rosso al semaforo, hai superato i limiti di velocità, hai scavalcato la fila. Hai imbrogliato, hai evaso, hai fatto la guerra, hai deviato corsi d’acqua, hai costruito dove non potevi, hai fatto di tutto e di più.
La notte è fatta per dormire, ma non per te.
Hai fatto tardi pure questa volta, sei appena rientrato. Sono le 3.32, come la notte de L’Aquila di qualche anno fa. Il destino ha voluto concederti quattro minuti in più rispetto ad allora, solo quattro, il tempo di una sigaretta. E tu l’aspiri come se fosse l’ultima, poi butti la cicca e fai quello che non hai mai fatto: segui le regole.
È la paura che ti fa seguire le regole, è la paura che aziona l’istinto. Veloce ti infili sotto al tavolo di legno massello, mentre un brivido intenso e prolungato scuote la terra attonita. L’orologio si ferma alle 3.36, solo quattro minuti dopo L’Aquila. E come L’Aquila, Amatrice non esiste più. Una Sodoma e Gomorra dei tempi moderni, ma stavolta non è colpa tua, forse. Il problema è che hai ereditato un patrimonio friabile e nel consultare la cartina geografica del rischio sismico scopri che vivi in una zona di fascia 1, una zona in cui è alta la possibilità di forti terremoti.
E tu, Amatrice, cosa speravi? Non ti bastava essere famosa per l’Amatriciana o far parte di diritto dei borghi più belli d’Italia? Hai voluto strafare, hai voluto entrare nella storia, una storia tragica. Una notte d’estate quando ricorre il 50° della sagra che ti ha reso famosa, non una notte qualunque, la notte in cui sei piena di turisti perché il destino le sue cose le sa organizzare bene. Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto, nomi che evocano azioni e risultati e che si aprono alla speranza. Amatrice tu che negli anni avresti potuto scegliere di stare nel Lazio, nelle Marche, in Umbria o in Abruzzo. Adesso no.
E tu piccolo uomo, sotto al tavolo hai trovato la salvezza o una morte che ti consuma giorno dopo giorno? È presto per capire che differenza c’è tra un morto e un vivo più morto che vivo. Tu non hai seguito le regole, è vero, ma sei stato capace di gesti di amore estremo. Hai scavato con le tue mani nude fino a trasformarle in un grumo di sangue. E senza più lacrime, con il cuore spaccato come la terra sotto i tuoi piedi, hai estratto vecchi, donne e bambini dalle macerie, e pure animali. Hai portato viveri, indumenti, lacrime e conforto. Hai capito che la notte è fatta per dormire, ma che di notte si può anche morire. La notte, maledetta notte, sempre di notte, quando non puoi fuggire, quando le scuole sono chiuse, quando anche gli uffici e gli altri luoghi di lavoro riposano… Non ti chiedi più perché sia successo, è successo e basta. Sei senza lacrime, non hai più nulla e ti chiedi invece perché sei rimasto proprio tu. È questa, quando il tempo cercherà di cicatrizzare le tue ferite, la risposta che dovrai darti. Intanto è tutta colpa di un tavolo e di una notte fatta per dormire.