La nostalgia del nostro Natale
Natale è gioia, armonia, ma anche nostalgia. Quando si è bambini si aspetta il Natale per scartare i regali, siamo con i nostri cari e non possiamo immaginare che in realtà il regalo più bello è lì accanto a noi: la nostra famiglia. Siamo troppo piccoli per non capire quanto siamo fortunati in quel momento, troppo piccoli per non renderci conto di avere accanto le persone che ci vogliono bene e che oggi ci mancano tanto. A tal proposito ripenso a mio nonno, l’uomo a cui ho voluto troppo bene e ne vorrò sempre. Si dice che spesso con il passare degli anni l’immagine dei nostri cari inizia a cancellarsi nella nostra mente, i tratti del volto piano piano si perdono, ma io so che non potrà mai accadermi, mi basta chiudere gli occhi per rivivere i ricordi con mio nonno.
Ricordo mio nonno, l’uomo che non sapeva leggere e scrivere, ma conosceva i caratteri per scrivere il suo nome. Era una persona molto buona, ma quando qualcosa non gli stava bene lo diceva in faccia, come quel giorno che sgridò mio padre per qualche comportamento che non gli era piaciuto. Quella è stata una delle poche volte che lo vidi arrabbiato!!! Spesso veniva a prendermi all’asilo con papà e insieme facevamo lunghe passeggiate. Quando restavo a pranzo dai miei nonni, mi versava sempre un goccetto di vino rosso. Io ero curiosa e lo bevevo, oggi, invece, non so nemmeno che sapore abbia il vino. Altre volte all’uscita di scuola lo incontravo per strada, dopo una mattinata nelle serre, con la sua bicicletta piena di verdure, la bicicletta che usava anche d’inverno. A mio nonno piaceva lavorare. Dopo la pensione non aveva rinunciato a lavorare: lavorava per una signora nelle serre, invece d’estate vendeva i panini nelle feste di paese. Certo nonno aveva anche delle passioni: la pesca ed il telefonino. Ha avuto anche diversi telefonini: dal primo che somigliava ad un telecomando, a quello più piccolino che era più pratico e che metteva in tasca. Sebbene non sapesse leggere le lettere, i numeri aveva imparato a conoscerli e ad ognuno di quei numeri corrispondeva il numero del telefono della persona che voleva chiamare. Ogni tanto veniva anche a casa perché combinava qualche pasticcio con il telefono, oppure veniva a chiedermi quando doveva fare la prossima ricarica per non far scadere la scheda. Alla fine se ne andava sempre sorridendo dopo una fetta di formaggio. Sì adorava il formaggio, il peperoncino ed il limone. Non so come faceva, ma spesso tagliava delle fette di limone e le mangiava.
I ricordi che si legano al Natale sono diversi: il 24 a sera mangiavamo le ciambelle fritte che lui adorava tanto, ma il ricordo più bello è legato alla mattina di Natale. Tutte le mattine di Natale andavo a casa dei miei nonni per gli auguri, e come regalo ricevevo i soldi. A mia nonna era affidato il compito della consegna del regalo, ma poi subito dopo si presentava nonno con altri soldi perché voleva fare la sua parte. La cosa buffa è che nonno cercava di non farsi scoprire da me quando diceva a mia nonna a bassa voce: “Dove hai messo i miei?” Ma io lo sapevo che il regalo di nonna era da parte di entrambi. Eppure quell’atteggiamento quasi puerile, che mi faceva tanto sorridere, mi manca tanto. Mi manca fingere di non aver sentito e abbracciarlo forte.
Ho perso mio nonno poco prima delle mia laurea triennale: nel Gennaio del 2011. Purtroppo se n’è andato via a causa di un brutto male. In quegli ultimi giorni, lo andavo a trovare in ospedale e mi tendeva le mani per farsele stringere. Le labbra gli si seccavano in fretta negli ultimi tempi e voleva solo bere e mangiare cose fresche. Mia mamma pensò di comprargli dei ghiaccioli. Io non amo i gelati d’inverno, ma l’ultimo ricordo con mio nonno è legato proprio a quei ghiaccioli che abbiamo mangiato insieme in ospedale e, se avessi potuto, ne avrei mangiati altri mille d’inverno pur di averlo qui.
Non potrò mai cancellare mio nonno nei miei ricordi, o cancellare il suo volto, perché mio nonno vive nei miei ricordi, vive nei miei giorni, e, anche ora che arriverà Natale, chiuderò gli occhi per ricordare quando mi veniva incontro con il suo regalo.