Il rosario
Erano da poco passate le 19 e camminavo nel centro cittadino diretto a prendere l’auto quando noto poco distante la sagoma di un uomo cadere per terra a peso morto mentre attraversa la strada. Porca miseria, che botta, penso. L’uomo si rialza e di nuovo, per terra. E forse un’altra volta in piedi e di nuovo a terra. Nell’indifferenza dei presenti mi dirigo verso di lui per aiutarlo. “Sarà ubriaco, penso”. Avvicinandomi mi rendo conto che non è un uomo comune. E’ uno di quelli che la gente chiama “disadattato sociale“. Lo aiuto ad alzarsi. Si aggrappa a me con forza, non è ubriaco, subito mi parla della sua povera gamba. Non lo sostiene più, non riesce più a camminare.
“Dove devi andare” gli chiedo. “Vado a prendere l’autobus” mi risponde. Gli dico che lo avrei accompagnato, così non avrebbe avuto problemi. Sottobraccio ci dirigiamo verso il capolinea degli autobus, il tratto di strada è breve camminiamo per 5 minuti. “Oh come avrei fatto senza di te” inizia a dirmi. “Come facevo se non arrivavi tu”. Nel momento in cui saliamo sull’autobus si infila una mano in tasca e mi porge un rosario. E per ringraziarmi mi chiede di tenerlo. Io ammiro quel rosario, apprezzo molto il suo gesto ma gli dico che non posso accettarlo. Insiste, si agita, praticamente mi costringe a prenderlo. Capisco che devo accettare e non posso rifiutare. Buon viaggio alla casa della Carità, “Arrivederci, Christophe, conservo ancora il tuo rosario”.