Il nostro caro Angelo
Ci sono canzoni che a volte ci accompagnano per tutta la vita. Ne segnano i momenti importanti. Ci ricordano chi siamo. O chi siamo stati. Ci aiutano a raccontare la nostra storia, e spesso anche quelle degli altri.
Non vedevamo Angelo da quando eravamo poco più che ragazzi. Lo rincontrammo qualche anno fa, in Lombardia, vicino Como. Era su una sedia a rotelle. Ci parlò attraverso un sofisticato apparecchio computerizzato.
Una sorta di sintetizzatore, con voce stridula, al posto della sua voce scandì il nome della malattia: Sclerosi Laterale Amiotrofica… la SLA.
L’incontro con Angelo e la sua dolorosa realtà ci svegliò alla nostra esistenza e, immediatamente e paradossalmente, ci trasportò prima in un vortice di ricordi vissuti e dopo qualche minuto ci riportò alla nostra realtà.
E capimmo di come siamo fortunati, noi che riusciamo anche solo a camminare e parlare. Facemmo un pezzo di strada insieme. Lui e la moglie andavano in chiesa.
Ci fermammo anche noi a quella messa domenicale, seduti in silenzio accanto ad Angelo. In silenzio. Parlò solo la nostra mano, stretta per tutto il tempo a quella sua: fredda e immobile, come tutto il suo corpo addormentato. Lui ascoltò quel nostro racconto fatto di silenzioso affetto.
Ce lo confermarono i suoi occhi fissi, scuri e profondi.
Come trascorre le sue lunghe giornate di solitudine? chiedemmo a Giuliana, all’uscita della chiesa. Ascolta musica con le cuffiette – ci rispose – ha tutti i cd di Lucio Battisti, le ascolta tutte le sue canzoni. Ricordammo allora che Angelo da sempre amava le canzoni di Battisti. Ancora ragazzino s’innamorò della musica del grande cantautore, e non la lasciò mai. Conosceva tutte le sue canzoni. Le ascoltava. Le cantava. Le ricordava una ad una. E tutte quelle canzoni gli ricordavano pezzi importanti della sua vita: la sua adolescenza di ragazzino degli anni ’60, quando vispo correva tra discese ardite e lunghe risalite nei vicoli del suo paesino della Puglia, o il giorno del suo matrimonio tra il profumo di fiori rosa e fiori di pesco. E poi ancora altri mille e mille momenti belli vissuti sulle note delle canzoni del grande cantautore.
Salutammo i nostri amici, dopo qualche ora, e riprendemmo la nostra strada con un po’ di tristezza nel cuore e la bellezza di un salmo che poco prima avevamo ascoltato in chiesa: “O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra: Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi? Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli…”.
Non avevamo guardato alle spalle del nostro amico, in verità, ma probabilmente se non c’erano ali era solo perché Angelo da alcuni anni le aveva dovute mettere al cuore per poter continuare a correre, sulle note delle sue canzoni preferite, tra “distese azzurre e verdi terre, tra discese ardite e risalite, su nel cielo aperto…e poi ancora in alto, con un grande salto…”.
Ci sono storie che si consumano e finiscono, per poi perdersi. Altre, invece, restano, e ci cercano, ci inseguono e ci trovano: entrano nella nostra vita e diventano parte di noi. E anche se passa del tempo da quando le abbiamo incontrate e raccolte, indugiano nel nostro cuore in attesa di essere narrate.
Angelo ci lasciò qualche mese dopo quel nostro incontro.
Di lui ci rimane l’emozione dei ricordi, e la bellezza della sua storia che in parte abbiamo raccontato. Una storia che da tempo era imprigionata nel nostro animo e silenziosamente attendeva di essere liberata. Una storia che, in sua memoria, oggi abbiamo voluto trasformare in un canto libero.