I grifi e i leoni di Ascoli Satriano
Le strade si somigliano, spaziose, lastricate, creano falsi piani e portano in alto verso la sommità della collina. Campanili, tetti bassi e casette ad un piano di piccoli mattoni rossi fanno da scenografia fino alla piazza del Duomo che si allarga come l’orizzonte dopo la pioggia.
Ascoli Satriano ci appare come un luogo misterioso dalle mille storie. Il polo museale ospita reperti archeologici stupefacenti ed è il motivo che ci spinge a visitare questo luogo remoto. Il museo è straordinario. Le teche conservano corredi funebri lussuosi trovati ad Ascoli nel corso dei secoli. Stili diversi, decorazioni particolari e rare, collane d’oro, bracciali d’argento. La statua dell’Apollo, rubata negli anni ’70 ed esposta al Getty Museum, è ora esposta qui con la sua olimpica bellezza. La meraviglia assale i visitatori, frastornandoli, di fronte alla magnifica tecnica scultorea dei marmi policromi che raggiunge l’apice con i Grifoni.
Il sublime, come suggerisce il titolo della mostra, è la sensazione che vive il visitatore. Partendo dal polo museale si scoprono le origini remote dei Dauni, si svela in questo punto nell’entroterra della Puglia il baricentro di popoli diversi: gli etruschi, i greci, i sanniti, i romani. Ci sono i resti delle influenze di ognuno di questi popoli. Al centro di Ascoli Satriano, sulla collina di San Potito, ci sono i resti musivi di una domus di età augustea e ci avviamo nel centro del paese spinti dalla curiosità. Il navigatore, come al solito, ci confonde, ma scopriamo un luogo dove l’ospitalità ha qualcosa di antico e non abbiamo bisogno di altro che di farci guidare.
La nostra guida è Michele. Lo incontriamo al bar dello Sport, per caso. Chiediamo informazioni alla barista e Michele si offre di accompagnarci alla scoperta di Ascoli Satriano. Ci regala delle brochure monografiche sui reperti archeologici trovati nel territorio e ci accompagna fino al mosaico sulla collina di San Potito. Lo seguiamo, poi, fino alla collina di fronte, passando per vicoli, scale, strade, ci conduce al palazzo ducale.
Ovunque ci sono sculture di leoni, custodi muti di portali, ingressi, piazze. I leoni di Ascoli Satriano ci accompagnano nel cammino e ci riportano con l’immaginazione allo splendore dei Grifi con le loro ali, i loro corpi da leoni e le teste da drago. Gemelli identici e diversi sorpresi nell’istante in cui azzannano alla gola una cerva ormai priva di scampo. Una scena ferina che non disgusta come se ci fosse qualcosa di ineluttabile e di fatale, come se i grifi fossero la metafora di una storia eterna che pure, nella sua crudeltà, deve accadere.
testi e foto di Paola Caramadre e Antonio Nardelli