Dürer e le terre di confine
di Paola Lombardi
L’aria è gelida anche se è estate. Una sferzata in pieno viso, come il sole che tiene le redini della luce a picco sul paesaggio. Tutto è illuminato in questo luogo dove gli uomini convivono con la natura, in maniera gentile. Un torrente di acqua fredda scandisce il tempo, lo anima e lo ravviva. Ogni volta che ti lasci andare ai pensieri, ai tuoi pensieri, il rumore del torrente di montagna di riattira, ti riprende. L’attenzione si lascia cullare dal sottofondo delle rapide e dalla voce del cameriere che pronuncia parole in tedesco. A Chiusa, Alto Adige, il torrente è la voce che guida alla pietra di Dürer. In questo piccolo borgo nel 1494 soggiornò l’artista Albrecht Dürer e in questo angolo resta la traccia di quel passaggio.
Lune, avori, strumenti, rose, lampade e la linea di Dürer, le nove cifre e lo sfuggente zero, devo fingere che queste cose esistano. Resta la poesia di Borges a condurre i passanti fino a Chiusa, fino alla pietra di Dürer, in una terra di confine dove l’artista, visionario, rigoroso e appassionato, ha trovato l’ispirazione per l’opera “Nemesi o La grande Fortuna“.