Diario di viaggio siciliano, Castellammare del Golfo
di Paola Caramadre e Antonio Nardelli
Siamo lontani, lontani dalle certezze, dalla routine. Siamo lontani, immersi in una frontiera di tufo e sabbia, siamo circondati dal mare e abbiamo reazioni divergenti. Il paesaggio è ambivalente nelle nostre impressioni. E’ amico e nemico, complice e indifferente.
Siamo in un luogo che affascina l’uno e respinge l’altro. Il porto turistico appare indolente e pigro, le persone che incontriamo socievoli, curiose e miti. Tutti ci chiedono da dove veniamo con un sincero interesse. Castellammare del Golfo cambia volto di sera. Le strade del centro storico si animano, diventano una fiera di luci, voci, richiami, gelati, granite, birre ghiacciate.
Anche qui, come a Palermo, i giardini pubblici ospitano alberi monumentali. Con il favore della notte Castellammare del Golfo diventa una piacevole sosta. L’ospitalità cambia la percezione dei luoghi. In poche ore riusciamo ad ambientarci, le scalinate ci diventano facili, il centro storico ci appare mutato e accogliente. Il sapore sensazionale di una frittura di pesce ci conquista e l’assaggio della caponata ci delizia. Aspettiamo di incontrare altri sapori. Speriamo di assaporare presto la ricotta dolce, le cassatelle e i cannoli. Aspettiamo di lasciarci irretire dai sapori dell’isola.
Ma ora siamo stanchi. Non possiamo che andare a riposare sognando il mare che prima o poi ci verrà incontro.