Diario di viaggio, prima tappa a Palermo
di Paola Caramadre e Antonio Nardelli
Il buio della notte ha avvolto tutto intorno a noi. All’orizzonte due luci. Piccole minuscole. Si alternano e non riesci quasi a distinguere il loro segnale. In cabina stralci di Umanità si affannano ancora a consumare le ultime forze. Il silenzio non è mai totale.
In sottofondo le voci che si inseguono da due monitor accesi e più in profondità il rombo sordo e costante dei motori che si confonde con il muggito del mare. Riposiamo in qualche modo, anche se non è facile non per la scomodità della situazione, ma per l’ansia crescente. Non possiamo perderci l’alba sul mare. Le prime luci ci spingono ad uscire sul ponte. Assistiamo alle manovre dei marinai, scrutiamo l’orizzonte ed ecco Palermo.
Ci vengono in mente i film ambientati qui come “Dimenticare Palermo” o “Palermo Shooting” mentre aspettiamo di sbarcare. Tutto va nel migliore dei modi.
La città ci aspetta. Il centro storico si annuncia con straordinarie creature arboree che lasciano senza fiato.
Il ficus macrophylla di piazza Marina che disegna bizzarre creature altrettanto cinematografiche. È ancora presto. La crema di pistacchi nascosta in un cornetto è il dolce benvenuto che ci meritiamo.
Iniziamo il cammino. Strade lastricate e ampie, vicoli, palazzi decorati, merlature di fortezze arabe, ricami di corti normanne, palme, parchi, chiese in cui si stanno svolgendo riti bizantini. Tutto ci sovrasta, ci incuriosisce. Anche il caldo. La cappella Palatina è un sogno d’oro, piazza Pretoria è un bestiario di pietra e acqua.
Le librerie, le gioellerie, la bellezza della Cattedrale, i richiami dei negozi, le cartoline, le ceramiche, il profumo dei cibi e la parlata della gente ci fanno vorticare fino a confonderci del tutto.
Tutto l’insieme contribuisce a spezzare i pregiudizi che ci portiamo dietro, le immagini codificate di un determinato luogo. Le scritte sui muri scardinano tutte le idee preconcette, anche quelle più resistenti. Cari, misteriosi autori di muri parlanti palermitani siete la voce che speriamo di incontrare.