Vincerò
La mano trema, il cuore batte veloce. E’ rimasto un solo simbolo da scoprire. L’uomo, un operaio sulla cinquantina, ancora indosso i panni da lavoro segnati dalla fatica e dal sudore, si guarda intorno. Prende tempo. Pensa: “Se è quello giusto è fatta. I 500mila euro sono miei. E allora sì che cambio vita. Addio cantiere”. Il sogno è lì, a portata di mano. Sotto quella polverina dorata. Un diaframma esile, come tenue è la speranza.
A un certo punto ha uno scatto. Afferra il tagliando, uno di quelli del “Miliardario” sul quale ha investito gli ultimi cinque euro della giornata. Prende la monetina e gratta rabbiosamente, quasi senza guardare. Osserva la figura apparsa. La fissa deluso. Non è quella desiderata. E’ il simbolo della sconfitta, dell’ennesima sconfitta, metafora di una vita che non ne vuole sapere di cambiare. Si alza e va via.
“Basta – giura a se stesso – da oggi non gioco più”. Poi, uscendo dal bar, lancia un’ultima occhiata alla cascata di “Gratta e vinci” alle spalle della cassiera. Gli occhi cadono sui tagliandi “La Fortuna gira”. Una beffa, pensa, ed esce dal locale. Ma nell’animo, fatti pochi passi, si fa subito strada un dubbio: “E se fosse vero, se la fortuna finalmente girasse dalla mia parte?”.
Le mani corrono nervose alle tasche. Frugano alla ricerca di soldi. Che però non ci sono. Neppure un euro per tentare un colpo con il più modesto “Sette e mezzo”. “Pazienza – si rassegna l’operaio – Domani però ritento. Prima o poi vincerò”. Già, prima o poi…