Una giornata sprecata
Una giornata sprecata. Arrivo in fretta. Nervoso. Ho tanto da fare. Mannaggia a me, ci sono ricascato. Non so se la mia sia generosità o incapacità di dire no. A volte l’una, a volte l’altra. Oggi sicuramente la seconda.
L’amica mia maestra mi ha assicurato che tornerà nel giro di un’oretta e mi libererà. Non sono mai stato con così tanti bambini. Non sono un maestro, e ai miei tempi le ludoteche non esistevano. Non so dove mettere le mani. Fare il maestro poi, il peggior servizio, credo. Se sei permissivo quei vandali ti rigirano come un calzettino, se sei troppo rigido fai un pessimo servizio alla società. Ma queste sono cose che a me non riguardano, l’unica certezza è che oggi è una giornata sprecata. Ho tanto da fare. Guardo l’orologio; sono passati cinque minuti, cinque minuti soltanto; ne mancano ancora cinquantacinque, un’eternità.
“Un’oretta soltanto!”. Dice bene la maestra, lei che lo fa per mestiere. Ci mette pure passione, devo dire. Ma la pagano. Mi metto le mani tra i capelli. E loro… chi ride, chi strilla, chi frigna, chi piange, chi si tira i capelli. Arriva un bimbetto sdentato che deve andare al bagno. Lo accompagno facendo del mio meglio. Mi chiamano maestro. Che ne sanno loro della differenza. Provo ad alzare la voce ma non riesco a farmi ascoltare nemmeno da me stesso. Guardo fuori dalla finestra. Il cielo è grigio. Inizia a piovere. Ho un’intuizione. «Facciamo un gioco!». Appena i bambini sentono la novità si incuriosiscono. «Vi piace la pioggia?», gli chiedo cercando di metterci enfasi. Un coro unanime, secco e deciso: «Nooo!». Sorrido cercando l’impresa, accattivarmi le loro simpatie. «Forza bambini, ditemi un vostro pensiero sulla pioggia!», cerco di spronarli. Hanno una faccia delusa, schifata. Loro che si aspettavano qualcosa di più massiccio. “Allora?”, chiedo di nuovo, “Cosa mi dite della pioggia?”. Iniziano a rispondere, sembrano divertirsi.
«Fa schifo!»
«È Bagnata!»
«È troppo liquida!»
«È pipì!»
«Annaffia le piante!»
«Fa bene agli animali!»
«Si riparano tutti quando piove!»
Intanto comincia ad arrivare qualche papà. Torna pure la mia amica maestra. Sullo sfondo il bigliardino addossato alla parete suscita le voglie di un bimbo. «Maestra ci spostate il bigliardino così possiamo giocare?».
«Chiama due uomini che te lo spostano».
«Maestro tu sei un uomino. Eccone pure un altro, di uomino», dice accoppiando me con il papà che sosta nei paraggi.
«Ma come parli?», fa notare la maestra. Il bimbo, imperterrito va alla lavagna, prende il gesso e marcando i caratteri in stampatello scrive:
1 UOMINO + 1 UOMINO = 2 UOMINI
Iniziano tutti a sghignazzare forte. Non sanno bene per quale motivo ma sanno che ci sta. Io assisto divertito e sollevato. Sono finite la mie preoccupazioni. Avrei potuto passare un po’ di tempo in più con loro. A pensarci prima…
Una giornata sprecata.