Una corsa nella notte
“Sbrigati, non c’è tempo”.
“Aspetta… aspetta un attimo”.
“Dai muoviti, andiamo! E’ già tardi”.
“Aspetta, non fare rumore. Facciamo piano”.
Fuori era ancora buio, Emma e Stefano parlavano sottovoce, bisbigliavano nella casa immersa nell’oscurità. Entrambi con le scarpe in mano per non fare rumore, portavano due piccoli zaini pieni fino al limite. Muovendosi, si urtavano continuamente. Emma sollecitava Stefano a sbrigarsi, Stefano aveva la sensazione di aver dimenticato qualcosa e si attardava cercando di ricordare cosa stesse lasciando nella casa. Ma il tempo stringeva. Bisognava davvero sbrigarsi.
Uscirono dalla casa e si avviarono all’auto parcheggiata sul vialetto. Misero in moto e si lanciarono sulla stradina in salita a tutta velocità. Non c’era nessuno, non incontrarono altri automobilisti. Potevano solo immaginare il paesaggio, dal momento che non c’erano luci. L’aria era quasi fredda, malgrado fosse piena estate. Nell’abitacolo Emma e Stefano non parlavano, sembravano addirittura trattenere il fiato. Emma stringeva la cinghia dello zaino tra le dita e guardava fisso davanti a sé cercando qualcosa all’orizzonte. Stefano era concentrato nella guida e non pensava ad altro che ad arrivare a destinazione il più in fretta possibile. Emma spezzò il silenzio dicendo a bassa voce, come se parlasse a se stessa: “Abbiamo fatto bene. Abbiamo fatto bene”.
Stefano la sentì e annuì con la testa senza aggiungere una parola.
Di fronte a loro cominciavano a scorgersi le prime luci del giorno. La fitta oscurità della notte sembrava squarciata sulla linea dell’orizzonte da un azzurro venato di colori. Le stelle sembravano diventare più lucenti nella volta di un blu che sfumava, via via, verso l’azzurro. Stefano accelerò quasi istintivamente, la strada cominciava a digradare verso il basso e l’asfalto a lasciare il posto ad una via sterrata. Scesero dall’auto in tutta fretta. Mentre camminavano fianco a fianco Stefano iniziò ad aprire il suo zaino per prendere la macchina fotografica. Il cielo si illuminava sempre più intensamente. Camminarono più in fretta e poi quando sentirono la sabbia sotto i piedi si fermarono entrambi come fossero sorpresi dal rumore ossessivo delle onde.
Il mare era davanti a loro, illuminato sulla linea dell’orizzonte da un’infinita varietà di luci e colori. Il cielo dietro di loro era ormai azzurro e le stelle un’impronta lasciata sulla notte finita. Davanti a loro il rosso diventava sempre più vivido e il sole sembrava nascere dal mare. Si presero per mano senza guardarsi. Stefano pensò che avrebbe voluto scattare qualche foto, ma rinunciò. Gli sembrava troppo bello lo spettacolo per perderne anche solo un istante. Emma sorrise.