Storie di neve, di panini e di lupi
di Paola Caramadre e Antonio Nardelli
La neve fa tornare tutti un po’ bambini ed è difficile resistere al richiamo di quel manto bianco che arriva dalle montagne e così, di domenica, cosa c’è di meglio di una gita in montagna? L’itinerario di viaggio è facile. Partenza con comodo intorno alle ore 11, direzione Forca d’Acero per raggiungere il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Con un pizzico di emozione e la consapevolezza di non essere attrezzati, almeno dal punto di vista dell’abbigliamento, per una escursione sciistica, saliamo in macchina e partiamo. Abbiamo le catene da neve! Ma nessuno di noi sa montarle. Non ci perdiamo d’animo e andiamo lo stesso.
Subito dopo San Donato Val di Comino la neve diventa una costante del paesaggio. A Forca d’Acero c’è la prima sosta tecnica per montare le catene. L’operazione si svolge a fatica sotto lo sguardo indolente dell’autista di un pullman. Ma alla fine i nostri prodi ce la fanno! Le catene sono montate anche se non al meglio. Procediamo per la strada del diavolo, detta così perché si chiama Strada regionale 666, attraversiamo il valico e scendiamo verso Opi.
Il paese è completamente innevato e a stento si distingue tra la nebbbia e la neve che continua a scendere incessantemente. Le case del borgo sembrano ancora più piccole sotto i tetti imbiancati. Le strade sono delle piste bianche e i fiocchi cadono fitti e gelidi. Facciamo sosta per addentare la specialità dei locali punti di ristoro: pane caldo con salsiccia alla brace e scamorza fusa con la variante salsiccia e broccoli per chi non apprezza i prodotti caseari. Il tutto condito con abbondante vino rosso della casa, nel caso specifico un intenso Montepulciano d’Abruzzo.
Dopo esserci rifocillati proseguiamo la gita! Non incontriamo quasi nessuno. A velocità costante saliamo fino al lago di Barrea completamente ghiacciato e facciamo una nuova sosta a Civitella Alfedena. E qui avviene l’incontro più atteso. Nell’area protetta alcuni giovani lupi giocano felici nella neve. Sono bellissimi, maestosi con il loro manto lucido e foltissimo e si lasciano osservare da lontano.
Rischiando di scivolare ad ogni passo ci inerpichiamo fino al bar della lince per scaldarci un po’. Il titolare ci spiega che nell’area protetta ci sarebbero anche delle linci. Ma di certo una sarebbe scappata e dell’altra non ce ne sarebbero tracce, ma i lupi invece si sono anche riprodotti e oggi l’area accoglie 12 o 13 esemplari di cui alcuni nati lo scorso anno.
Antonio con macchina fotografica, obiettivi di vario formato si avvia da solo verso l’area protetta. Il suo spirito di iniziativa e le nostre rinunce lo premiano: si ritrova faccia a faccia con un lupo. A separarli soltanto la rete dell’area protetta. Si guardano, si osservano, e dopo un primo momento di diffidenza il lupo lo ignora e gioca, si mostra, poi arriva un suo compagno e tornano a giocare nella neve.
Ricompattiamo il gruppo e ci avviano verso il Molise per scendere dal lato che ci sembra il più facile. Poco più avanti di Civitella, è già buio ormai, Chiara urla: “Un cervo!”. Sì ci sono i cervi. Sono diversi si muovono con eleganza sulla superficie ghiacciata del lago e si stagliano con i loro regali profili contro il cielo buio. Sembra il paesaggio di una fiaba, irreale, silenzioso, freddo. È ora di andare.
Abbiamo ancora le catene anche se man mano che si scende le strade sono sempre meno innevate. Superiamo Alfedena che è già buio e che ci regala una suggestiva immagine del paese con la neve e superato il confine regionale smontiamo le catene, operazione molto più semplice del montaggio, e spediti riprendiamo il viaggio verso casa. I chilometri dilatarsi, siamo stanchi e silenziosi. Ognuno custodisce un tesoro trovato sulla strada della neve.