Scrittori si muore

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A volte di storie ne basta una, quella giusta. E se non ce l’hai la devi trovare. Senza fretta, però lo devi fare. Scrivere è un’esigenza, le parole sembrano uscire alla rinfusa ma seguono la loro strada. È un momento magico che solo chi lo ha provato conosce. Un tuffo al cuore ogni volta che vedi le tue righe prendere forma. Pensi agli altri autori, famosi e non, e li immagini come te, alle prese con la loro routine quotidiana. Dove e quando partoriscono le loro creature gli autori? Al canto del gallo, nel bagno la mattina presto, sull’uscio di casa, sotto la doccia, su un’auto, su un treno, alla posta o al supermercato; impregnandosi dell’alba o saziandosi delle ore piene della giornata, accompagnando il tramonto o perdendosi nell’ultimo raggio dello spazio infinito. Li immagini alla tastiera, mentre rimandano la colazione perché il testo pare venir giù bene.

È assai triste quando muore uno scrittore; lascia un vuoto incolmabile, come le persone care. Perdi un amico fraterno che hai conosciuto attraverso i suoi libri, in quei momenti intimi tra te e lui. Ti senti smarrito poiché all’umano dispiacere si aggiunge l’imbarazzo di una libreria che ti appare vuota; e giri smarrito nel tuo angolo di mondo sapendo che non sarà più lo stesso. Resterà inconfondibile l’odore di carta e una foto che il tempo inciderà a suo piacimento, ricordo di un cuore pieno, di chi con coraggio ha saputo raccontare fino a consumarsi. Sai che ora potrai solo rileggere ciò che ha scritto, perché non uscirà più una sua opera. E tu leggi, con il sapore della scoperta, guidato dall’eccitazione della prima volta. E mentre sfogli l’ultima pagina ti chiedi ciò di cui finalmente conosci la risposta: “Scrittori si nasce o si diventa?”.

Scrittori si muore.

Bruno Di Placido

Volontario della V.d.s Protezione Civile di Cassino, impegnato in vari aspetti del sociale, lettore e, da qualche anno, anche scrittore con un’ambizione dichiarata: riuscire a fondere ragioneria di cui vive e prosa con la quale sogna.

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