Sbraitate e siate felici
di Paola Lombardi
Sbraitate e siate felici. Dovrebbe essere una legge non scritta, ma inderogabile. Livore, frustrazione dovrebbero essere banditi dalla vita quotidiana. E invece, accade il contrario. Sulle scale del Municipio mi viene incontro una donna dalle proporzioni di un ippopotamo sui tacchi a spillo. Ha lo sguardo truce come quello di un guerrigliero vietnamita. Con quello sguardo truce mi avvolge e mi disintegra come fosse un supereroe dei fumetti statunitensi. Ma non basta: si avvicina con l’indice davanti la faccia.
L’indice oscilla come un pendolo o un batacchio rovesciato e mi apostrofa dicendo: “Io e te, prima o poi dobbiamo parlare”. Pronuncia la frase carica di rabbia che risuona come un’evidente minaccia, rotea su se stessa e sparisce nei tempi e nei modi di un ippopotamo sui tacchi a spillo. Resto perplessa, continuo a sbattere le palpebre come fossi una idiota non in senso dostojevskiano e contemplo l’apparizione. Perché in fondo in fondo mi dispiace ammetterlo ma in questa scena non ho avuto altro ruolo che quello dello spettatore.
In fondo l’enorme donnona poteva anche non avercela con me. Poteva anche essersi rivolta alla persona sbagliata. Io non le ho risposto nulla e non capisco nemmeno a cosa possa fare riferimento eppure mi ha lasciato appiccicata addosso la colla vischiosa del suo rancore. Di fronte a queste espressioni di rabbia come ci si difende? Perché anche gli ippopotami sui tacchi a spillo non seguono il comandamento di mia nonna? Sbraitate e siate felici. Perché non mi ha detto chiaramente, magari urlando e ondeggiando i suoi capelli piastrati, cosa le ho fatto? Perché non ha affrontato il problema subito invece che rinviarlo ad una oscura resa dei conti?
Ecco, se mi avesse dato l’opportunità avrei evitato di fare lo spettatore emotivamente coinvolto ma mi sarei guadagnata la scena investendola di improperi e forse le avrei anche detto a tutta voce che somiglia ad un ippopotamo con i tacchi a spillo. E invece, no. Nessuna soddisfazione, ma solo questa vischiosa pece di rabbia che mi resta incollata addosso. Per favore, la prossima volta… sbraitate e siate felici!