Ospite
“Devi essere caro agli dei”, osservò perplessa Lisistrata. Non era affatto tranquilla in quei giorni. Anzi, era immersa in uno stato d’ansia. Troppe cose non andavano al loro posto e troppe angoscie costellavano la sua vita di donna non facile ad abbandonarsi agli eventi. Se solo fosse stata più malleabile, si diceva tra sé e sé. E invece se ne stava in preda alla tensione non sapendo come risolvere la situazione.
Quella mattina, molto presto raggiunse il suo amico Callistrato con il solo scopo di mangiare qualcosa sulla sua veranda così ben illuminata e arieggiata. Quando arrivò in prossimità della casa sentì uno strano verso che la fece trasalire visto che era così presa dai suoi pensieri. Sollevò lo sguardo e notò uno strano animale, più strano ancora del suo verso. Era un uccello, camminava solenne trascinando una coda malmessa ma molto lunga. Le piume erano perdute in più punti, faceva pena vedere quelle stecche come rami rinsecchiti. Il collo sottile e un capino elegante sormontato da una criniera di piume bianche rendevano lo sguardo della bestiola languido. Un grande uccello che camminava completamente a suo agio nella tenuta con il piumaggio bianco con macchie di un verde iridescente. Lisistrata chiamò a gran voce il padrone di casa incuriosita da questa sua nuova bizzarria. Callistrato le andò incontro e rimase sorpreso nel vedere la bestiola così snella e grande pararglisi davanti. “Che creatura è mai questa?”, chiese con una punta di dispetto alla sua amica, incline a portare scompiglio. “Non è ho l’idea! Come ti è venuto in mente di acquistare un animale di cui non sai nulla e in così brutte condizioni?”
“Io? Io non ho acquistato un bel niente. Non l’hai portato tu questo uccello?”
“No! Perché avrei dovuto?”
Callistrato sollevò il sopracciglio, soppesando le parole dell’amica, quando la bestiola gli si avvicinò amorevolmente e avvolse il suo lungo collo intorno alla sua vita. Quasi un abbraccio. Istintivamente Callistrato accarezzò la testolina dell’animale e sentì vibrare la sua gola con un suono simile al tubare dei colombi.
“Guarda! Sembra sia innamorata di te”.
Callistrato si trovò stupito dal comportamento del volatile.
“Devi essere caro agli dei per meritare le attenzioni di un animale così bello e speciale”, affermò Lisistrata.
“Ma che animale sarà? Forse qualcuno lo ha perso. Dai andiamo in casa”.
Si avviarono insieme verso la veranda seguiti dal grande uccello che si ambientò immediatamente piluccando i semi di melograno da un piatto.
La bestiola non mostrava la minima diffidenza. Era affettuosa, calma. Si spiumettò un po’, cercando di risanare le piume della sua coda disastrata. In condizioni normali doveva essere proprio una creatura degna del giardino degli dei.
Talmente presi dall’apparizione dello strano ospite, i due amici non riuscivano a parlare d’altro che dell’animale misterioso. Decisero allora di mandare a chiamare Filippo che era considerato un uomo di vasta cultura. L’intellettuale sopraggiunto appena scorse il volatile indietreggiò con un sospiro di stupore. “Non posso crederci! Dove l’avete rubato? Ma perché mi faccio sempre coinvolgere da voi due?”
“Noi non abbiamo rubato proprio niente”, tuonò un’offesissima Lisistrata.
“L’abbiamo trovata nel giardino, avresti dovuto vedere come mi abbracciava con il suo lungo collo”, aggiunse compiaciuto Callistrato.
“Non sappiamo che animale sia, ma guarda come è tranquillo”, ribadì Lisistrata.
“È un pavone, un pavone femmina”, disse serio Filippo.
“È un animale originario dell’India, sacro a Era, regina dell’Olimpo. Sulla coda dei maschi sono posti i cento occhi del gigante Argo per volontà della dea in segno di gratitudine per il sacrificio del suo fedele servitore ucciso per mano di Ermes. È allevato nei giardini dei sovrani per la loro bellezza. Mai ho visto esemplari liberi in natura. Questa è la prima”.
“Come sai che è femmina?”, Chiese curiosa Lisistrata.
“Perché i maschi hanno una livrea verde-blu magnifica e sulla coda sono impressi i cento occhi del gigante Argo che mostrano nel periodo del corteggiamento alzando la coda in una ruota. Le femmine sono più piccole, meno colorate, proprio come lei. Che sguardo dolce che ha”, sussurrò Filippo rapito dalla leggiadria della creatura.
“La terrò con me libera finché vorrà restare”, affermò convinto Callistrato. La bestiola gli si avvicinò poggiando la testa sulle sue gambe.
In quel clima di quieta meraviglia, si rivolse alla sua amica: “Lisistrata di cosa volevi parlarmi con così tanta urgenza stamattina?”
Lisistrata, risvegliata dalla domanda e rassicurata dalla presenza di Filippo, proruppe in una delle sue arringhe concludendo: “sono stanca della guerra. Non ne posso più. Dobbiamo porre fine a questa follia che divora gli uomini, esclusi i presenti certo”.
“Forse la nostra pavone potrebbe suggerire un’idea, da qualche parte deve essere fuggita, forse proprio da un maschio… chissà…”
I tre, rasserenati dalla magica presenza della creatura, si lanciarono in un conciliabolo che avrebbe salvato le città dalla guerra, ma questa è un’altra storia.
Foto di Balaji Srinivasan da Pixabay