Odio l’estate
di Giuditta Di Cristinzi
Odio l’estate. Da sempre. D’estate fa caldo, l’aria è torrida afosa appiccicosa. Chiudo gli scuri e resto così, pigra, per ore buttata sul letto, in sottoveste, girandomi e rigirandomi nell’afa della controra.
Mi soffio con un vecchio ventaglio spagnolo di mia madre, mi alzo, passeggio, mi bagno, bevo un po’. Spero che mio marito se ne stia lontano dal talamo. Che non aggiunga calore a calore.
Odio le notti d’estate. Le mura surriscaldate, le cicale, l’aria piatta, i rintocchi delle campane che, insonne, sento uno ad uno.
Odio l’estate. Mio marito vuole andare al mare. Insiste. Ed io odio la sabbia che scotta schizza sporca. Odio i bambini che giocano e urlano e ti colpiscono col pallone. Odio i discorsi da spiaggia dei tuttologi della domenica, di quei so tutto io di calcio vita mondo politica. Odio le signore che si pavoneggiano in zoccoletti e costume. Odio il sole rovente e accecante di mezzogiorno.
Odio l’estate e l’asfalto bollente, in liquefazione ove s’affondano i tacchi delle scarpe, ove pare d’essere risucchiati dalla profondità degli inferi in fiamme.
Odio l’estate e le liti per le ferie. Odio restare in ufficio col ventilatore inutilmente acceso. Ogni volta che aprono la porta tutte le cartacce cui sto faticosamente lavorando volano via.
Odio l’estate, il caldo, il sudore, le mani madide e appiccicose, l’abbronzatura e la pelle e i peli e i piedi indecenti in bella vista. Odio l’estate.
Quest’anno andrò a fare un tuffo in Antartide.