Melusina
Melusina… mi ricordo di un romanzo ambientato in una fiaba. Era una storia molto intricata. La storia di una dea che diventa umana, resta divinità, distrugge popoli, fonda castelli e tutti i sabato notte si chiude nella sua stanza da bagno e vieta a tutti di entrarvi.
Il marito, incuriosito, decide di infrangere il giuramento e di osservarla. La dea diventata umana, rimasta fondatrice di castelli, è per metà un pesce e ha una testa di Drago. Una draghessa immersa nell’acqua della vasca. L’elemento principale della sua specie non è il fuoco, come poteva sembrare, ma l’acqua. L’acqua da cui ha origine la vita, l’acqua che ripara, l’acqua da cui si nasce, in cui si rinasce, in cui si muta forma, in cui si cambia sostanza, da cui si apprende il cambiamento. La dea diventata donna, rimasta fondatrice di castelli e dalla duplice forma umana e mostruosa, si chiama Melusina.
Questo suo essere molteplice, fondatrice di castelli, divoratrice di figli, mi ha sempre attratto. È il Kronos femminile della cultura ellenica, ma forse ha una matrice ben più lontana e forse è indoeuropea, forse nel Mediterraneo ha la scintilla natìa, forse Scilla era una draghessa, dea umana fondatrice distruttrice. Il Surrealismo, attratto dalla mutevolezza delle forme e dalla oniricità dell’immaginario, nella mitologia corteggia il sogno multiforme e la adatta all’immagine del mondo.
Molteplice è l’essenza dell’umanità nella confusa intermittenza di veglia e sonno, tra sogno ed essenza si riproducono le immagini dei miti primordiali che sono i miti fondativi nei quali gli elementi si mescolano insieme diventando una matrice unitaria da cui trae scaturigine la vita.
Tutto questo era sepolto in un insieme di informazioni vaghe tenute da qualche parte nei cassetti della memoria, in qualche modo custodito in maniera confusa e inutilizzata fino a quando non mi sono imbattuta in un piatto. Non un semplice piatto ma una creazione, un’opera d’arte immaginata prima che realizzata da Davide Antinozzi. Funzionale perché ha la forma di un elemento decorativo che trae la sua origine dagli oggetti di uso comune, ma non è di uso comune.
È un oggetto altro, è un manufatto che ha la forma di un oggetto comune, viene dalla tradizione domestica, è il piatto della festa, il pezzo di rappresentanza. Vi è incisa la forma di una figura femminile archetipica, la donna surrealista, la donna pesce, la donna drago, la donna dea diventata umana, rimasta fondatrice di castelli divoratrice di figli, Melusina.