Ma tu ci credi in Dio?
di Paola Lombardi
“Ma tu… ci credi in Dio?”
Maria si guardò intorno confusa. Non fu certa della domanda di Marco. Lo guardò, ma non direttamente negli occhi. Non rispose. Preferì osservare in silenzio gli alberi di fico che crescevano spontanei lungo la recinzione.
Marco fissò un punto immaginario davanti a sé e sussurrò: “Ci credi?”
Maria pensò alla sua vita, pensò alla prima volta che entrò in chiesa, pensò a sua madre come un’ombra immaginata, rivide se stessa piccola, con i capelli crespi e le scarpe grandi. Pensò alle volte che scoppiò in lacrime, inconsolabile, nascosta sotto le coperte del letto. Risentì la puzza di muffa e di incenso dei corridoi del collegio e la parola “Dio” le sembrò troppo simile alla parola “Addio”.
Guardò Marco e gli disse: “Non lo so, non sono sicura di credere in Dio”.
“Se Dio esistesse noi saremmo tutti felici, non ci sarebbero i poveri e non ci saremmo nemmeno noi che siamo orfani. Se Dio ci fosse non ci sarebbero le malattie e nemmeno la morte. Tu hai paura di morire?”.
“Sì che ho paura”, rispose diretta Maria, si allontanò seguendo un pensiero e aggiunse: “Ma ho paura anche di vivere”.
“Che ne sarà di noi? Che faremo? Quando usciremo dal collegio che faremo? Siamo soli. Non c’è nessuno che si preoccupa per noi”.
“Per questo dovremmo credere in Dio e sperare che almeno lui pensi a noi. Quando ho trovato quei piccoli gattini abbandonati li ho affidati a Dio, li ho nutriti, li ho scaldati, ma non sono sopravvissuti lo stesso. Forse perché ho sbagliato qualcosa, forse, perché avrei dovuto nutrirli più spesso, oppure con più attenzione. La loro vita, nascosta in un corpicino così piccolo, era fragile. Mi sono sentita tante volte come quei piccoli micini. In pericolo, esposta a qualunque soffio di vento, la vita è preziosa perché è fragile. E forse anche Dio sbaglia qualcosa con ognuno di noi, cerca di fare del suo meglio, ma sbaglia le dosi”.