L’ospizio
Marco, la mattina, andando a coltivare il suo orticello, passava davanti all’alloggio per anziani: una linda villetta con un minuscolo giardino sempre curato. L’insieme era talmente grazioso da tranquillizzare le coscienze sul civilissimo trattamento riservato agli ospiti. Questi, tempo permettendo, sedevano dignitosamente compiti sulle panchine o passeggiavano quieti avanti e indietro come pesci rossi che nuotano in un vaso di vetro. Marco ogni volta faceva un frettoloso cenno di saluto con la mano e tirava dritto per la sua strada. Si era talmente assuefatto a quel gesto gentile che gli capitava di farlo anche quando non c’era nessuno.
Quel mattino, tuttavia, oltrepassata la casa di riposo si fermò a riflettere, arrestandosi lì, come Socrate quando era sorpreso dal demone, fra la gente che andava e veniva.
Vide se stesso vecchio, seduto su una panchina di quel giardinetto. Immaginò la nostalgia per il suo orto ormai abbandonato. Se lo figurò invaso dalle erbacce, e magari ridotto a discarica abusiva. Lungo la strada, oltre ilmuro e la ringhiera di recinzione, la gente passava e salutava con la mano. In tanti andavano frettolosi, chi di qua, chi di là, e nessuno tralasciava quel gesto di buona educazione. A lui, che vedeva se stesso con gli occhi dei vecchi, quei saluti tutti uguali facevano pensare a movimenti involontari, causati da qualche inspiegabile influsso, magnetico o d’altro tipo, che sollevava meccanicamente la mano destra dei passanti come i fogli del calendario appeso al muro si sollevano per una corrente d’aria.
Si riscosse. Per fortuna era solo immaginazione! Tuttavia, si sorprese a pensare che in quella linda villetta col suo grazioso giardinetto davanti conosceva tante persone. Ognuno aveva vissuto la sua avventura! C’era Calogero, che si era imbarcato per il Venezuela in cerca di fortuna, e in mezzo al mare aveva visto le sirene; c’era Vitangelo, che da bambino aveva spiato i briganti mentre nascondevano una cassa piena d’oro, ma siccome nella zona era tutto cambiato, non ricordava più il posto; c’era Mariarosa, che parlava con i morti, ma i giovani non volevano più saperne, così i morti si erano dileguati. Sembrava che insieme ai vecchi, fossero finite all’ospizio anche le storie, che nei tempi passati si raccontavano d’inverno davanti al camino acceso, nella bella stagione sull’uscio di casa o seduti sui muretti ai bordi delle vie.
“Per oggi l’orto può aspettare”, decise Marco, “andrò a farmi una chiacchierata con i miei vecchi amici”.