L’onorevole
di Laura De Santis
“Non siamo altro che nuvole basse che confondono l’orizzonte”. Ci sono, anche nella vita amministrativa di un politico di lungo corso, momenti di lirismo. L’onorevole, come ama farsi chiamare, è abituato ad impartire ordini e ad essere seguito da uno stuolo di scimmiette ammaestrate. Ci sono momenti, però, decisivi anche per l’onorevole. Negli ultimi anni ha diversificato la propria attività. Così, investendo risorse dell’Unione europea, del governo e della Regione, ha aperto, senza sborsare un centesimo, una serie di società di servizi che va dalla consulenza informatica alla formazione professionale passando per i call center. In questo modo ha la possibilità di arricchirsi e offrire direttamente posti di lavoro, e, di conseguenza, ottiene il risultato di blindare il proprio collegio elettorale.
L’onorevole sa perfettamente che tutti i suoi colleghi fanno più o meno la stessa cosa e sa anche che non ha inventato nulla, anzi non ha nemmeno perfezionato il sistema come hanno fatto altri suoi vicini di banco. L’onorevole, naturalmente, non risulta intestatario di nulla e se non fosse per lo stipendio da parlamentare potrebbe tranquillamente riscuotere il sussidio del Comune in cui risiede. L’onorevole non ha mai rimorsi e nemmeno mai dubbi. Tranne alcune volte quando incontra il suo mentore, un politico che viene da lontano, uno di quelli che hanno fatto battaglie dentro e fuori il parlamento e che adesso, comunque, si gode il vitalizio. Quando incontra il suo mentore, l’onorevole scaccia via il codazzo dei suoi accoliti e si accascia sulla sedia accanto al vecchio politico. In quei momenti sente un groppo in gola, un certo umidore affiorargli tra le ciglia, ripensa a suo padre che ha fatto la guerra e viene assalito dal lirismo. “Non siamo altro che nuvole basse che confondono l’orizzonte”, proclama ad alta voce accanto al suo mentore che annuisce e sorride incomprensibilmente. L’attimo dopo si apre la porta di scatto ed entrano, armati, alcuni uomini con indosso delle divise grigie: “Onorevole – dice uno – la prego ci segua. Lei è in arresto“.