Le inutili utilità
“Ho perso la stuoia!”, lo ammetto. Ho pronunciato questa frase con il pathos con il quale avrei detto ho smarrito la carta di credito durante la vacanza in Siberia. Invece no. Ho solo perso una stuoia da mare. In realtà si tratta di un souvenir della mia adolescenza. È gialla, in un materiale incerto e tutt’altro che naturale ma ha un cuscino gonfiabile e chiudendola si trasforma in una borsa con tanto di palme rosse disegnate sul fondo giallo.
Potrebbe apparire un oggetto kitsch soprattutto negli ultimi anni da quando un lembo ha iniziato a sfilacciarsi e il vento agita decine di fili che fuoriescono dalla stuoia. Qualcuno potrebbe dire che è usurata e che è giunta la sua ora. Quella che trasporta gli oggetti in discarica. In realtà non posso portarla in discarica. Non posso separarmi dalla mia stuoia perché… È un regalo di mia madre. Solo a mia madre può venire in mente di comprare la cosa più cara e più carina nello stesso tempo. Solo mia madre riesce ad anticipare le mode.
Come potrei separarmi dalla stuoia di un materiale imprecisato con tanto di cuscino gonfiabile e di chiusura trendy? Mia madre è fatta così. Per anni ho immaginato mia madre entrare nel supermercato per comprare detersivi e restare incantata davanti alla stuoia colorata. Avrà pensato che doveva essere proprio comoda con il cuscino gonfiabile e quindi non poteva non comprarla per regalarla a sua figlia. Si è conservata quasi intatta in tutti questi anni. In fondo l’ho usata poco. Al mare non vado più di cinque volte all’anno.