L’attacco
di Laura De Santis
“Mi raccomando. Stavolta non ci sarà nessuna esitazione. Attaccheremo!”. Le parole del capo echeggiarono tra lo sparuto gruppo di guerrieri. “Attaccheremo senza pietà” gridarono gli altri con una sola voce. I combattenti si prepararono, affilarono le loro armi e si nascosero in attesa del nemico. I guerrieri sentivano crescere dentro i loro forti petti gonfi la rabbia e la paura. Ma temevano la sconfitta, temevano la resa. Il capo era stato chiaro, stavolta non avrebbero fatto nemmeno un passo indietro. Sarebbero balzati fuori dai loro nascondigli per attaccare senza pietà. Il nemico sarebbe stato messo in fuga. I guerrieri soffiavano una specie di canto di guerra mentre gonfiavano i loro larghi petti. Minacciosi nell’aspetto, scattarono all’unisono appena sentirono i passi del nemico sulla ghiaia.
Videro l’uomo avanzare e, come un solo corpo, si lanciarono all’attacco emettendo gracchianti suoni di battaglia. Con le ali spalancate, i lunghi colli protesi in avanti avanzarono spietati. L’uomo tentò di mettere in fuga il drappello di oche cinerine agitando le braccia, ma il capo sferrò l’attacco arpionandolo con il becco possente. Le altre oche starnazzando senza posa agitarono le ali gettandosi nella mischia. L’uomo non poté fare altro che correre all’impazzata cercando riparo dalla furia delle oche. Solo quando si chiuse in casa, il drappello si placò. “Abbiamo fatto un buon lavoro”, esultò il capo aggiungendo: “Attaccheremo, attaccheremo ancora”.