L’aquilone

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C’è un gran vociare oggi nel cortile.
Hanno smesso di schizzarsi con le pistole ad acqua, si è alzato il vento. Ora cercano di recuperare un aquilone o, meglio, ciò che ne resta: un pezzo sufficiente a improvvisare un gioco appassionante. Di solito la differenza tra i bambini e gli adulti è tutta qui: i primi sono capaci di creare il divertimento dal nulla, i secondi una guerra.
Li guardi fuori dalla finestra che si impegnano e quando sono vicini a prenderlo una folata lo fa risalire su. E ridono, ridono, ridono. E tu ti chiedi che cosa abbiano da ridere visto che non sono riusciti ad afferrarlo. Uno di loro alza lo sguardo verso di te e tu ti nascondi veloce dietro le tendine. Non sai se ti abbia visto o no, ma poco importa, torna subito a correre con quei bambini che in teoria sono anche tuoi compagni. Sì, certo, sono della tua città, frequentano la tua stessa scuola, prendono i tuoi stessi pullman, ma sono diversi da te. O forse, sei tu diverso da loro. Ricordi bene l’ultima volta che hai osato uscire a giocare con loro e quante botte ti hanno dato. Ma per scherzo, non doveva essere vero perché ridevano tanto. E quando qualcuno ride significa che si sta divertendo. E tu sei contento che loro si divertano, vuol dire che servi a qualcosa.
Ma a pensarci bene non vale la pena uscire fuori e rischiare, quelli avrebbero piacere a sostituire il pezzo di aquilone con il tuo corpo. Però è proprio bello rincorrere l’aquilone con gli altri e ancora più bello sarebbe riuscire ad afferrarlo, riuscire dove loro falliscono.
Ora se ne sono andati e timidamente ti affacci fuori guardando a destra e sinistra per scorgere se qualcuno di loro sia rimasto nei paraggi. Via libera, il vento che ti sferza la faccia soffia ancora e tu ridi, ridi forte, più forte. E allora capisci perché loro ridevano e quanto sia bello ridere. L’aquilone si alza e cade di continuo e più volte sei sul punto di afferrarlo. Poi il vento si posa e l’aquilone giace esausto a terra.
Ora puoi prenderlo, ma non ti serve più.

Bruno Di Placido

Volontario della V.d.s Protezione Civile di Cassino, impegnato in vari aspetti del sociale, lettore e, da qualche anno, anche scrittore con un’ambizione dichiarata: riuscire a fondere ragioneria di cui vive e prosa con la quale sogna.

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