L’apparizione della sonnambula
di Paola Lombardi
Nei tempi dell’infanzia, la mia nello specifico, c’erano serate in cui anche le persone più silenziose diventavano incredibilmente loquaci. Notti di riunioni familiari coincidevano con le notti di storie. Voci che diventavano man mano più basse e roche per raccontare di spiriti e streghe, di case infestate e di amanti sfortunati. I delitti si ammantavano di magia.
Fatti di cronaca nera diventavano leggende stregate. I bambini restavano avvinti, seguivano i volti dei narratori cercando le prove di quei racconti. Le donne rabbrividavano e gli uomini facevano finta di non dare credito a quelle storie. Una sera una ragazzina esordì dicendo: “Ho visto la sonnambula!”. Dopo qualche minuto arrivarono anche i suoi genitori e le sorelle maggiori. Erano tutti pallidi e tremanti.
La curiosità invase la stanza. La ragazzina era l’unica a non avere paura. Era anzi eccitata da quello che aveva visto. E raccontò: “Rientravamo e abbiamo visto una donna vestita di bianco con i capelli sciolti che ci precedeva. Io mi sono messa a correre per raggiungerla. Ma più correvo più si allontanava. Correvo correvo e quella figura camminando normalmente sembrava volare. I miei genitori mi chiamavano. Io gridavo, ma quella donna non si voltava e non cambiava passo”.
Dove sarà andata, si chiedevano tutti. I testimoni oculari dell’apparizione erano ancora tremanti quando la più anziana della casa asserì: “Avete visto una povera sventurata, una sonnambula. Per fortuna non l’avete svegliata”. Ma quella sera nessuno sembrò avere voglia di tornare a casa e tutti finirono con il dormire vicini accanto al fuoco.