La vita è fatta di desideri

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di Laura De Santis
Ad Anna non importava proprio niente della crescita del PIL nell’ultimo trimestre. Non le interessava, ascoltava con molta distrazione le parole pronunciate dalla speaker in onda sulla radio nazionale e l’unica cosa che davvero catturò la sua attenzione per un istante fu l’errore di pronuncia della parola ‘icone’ con l’accento calcato sulla vocale iniziale. Per il resto, Anna continuava a guidare. Doveva andare dal medico se non c’era troppa fila. Poi, doveva passare un attimo in banca, sperando che non ci fosse troppa fila. Doveva necessariamente andare in macelleria e se c’era tempo anche andare al supermercato. All’una e quaranta minuti esatti doveva farsi trovare davanti la scuola per riprendere i figli e riportarli a casa.

Poi, avrebbe dovuto cucinare, lavare i piatti, aiutare i bambini a fare i compiti. Nel pomeriggio si era ripromessa di lavare le tende delle stanze da letto. Avrebbe dovuto pensare alla cena, cucinare di nuovo, lavare i piatti, mettere i bambini a letto, sedersi sul divano guardare la tv per qualche minuto e addormentarsi accanto al marito. Anna si mise a pensare alle sue amiche che lavorano e si chiese come fosse possibile conciliare tutto. Si chiese molte cose mentre cercava un parcheggio. Ci mise troppo tempo. Non avrebbe fatto in tempo ad andare dal medico. Decise di dare la precedenza alla banca. La porta elettronica non intendeva farla passare. La voce registrata le ordinava di tornare indietro. Si sentì smarrita, in ansia, fino a quando l’impiegato non si mosse a compassione facendola passare. Una volta dentro fu avvolta da un caldo tropicale che la lasciò senza fiato e si slacciò il cappotto. Sbuffò sonoramente e una donna in fila la notò e scoppiò in un risolino irriverente. Si voltò anche un altro cliente e sembrò fare una strana faccia come quando si tenta di trattenere uno starnuto.

Guardavano lei, era indubbio. Abbassò lo sguardo e si accorse non solo di essere in pigiama, ma che sulla maglia di pile era stampato il faccione di un orsacchiotto spelacchiato. Faceva ridere. Pensò di mantenere la calma e fare finta di niente. Invece, in modo goffo si riannodò il cappotto e finse di avere un altro impegno e andò via. Sospese tutto e andò a casa. Voleva cambiarsi, togliersi quella faccia stanca e forse lavarsi anche i capelli. Appena entrata si diresse in camera da letto. Il letto ancora sfatto le sembrò un miraggio. Pensò di distendersi un attimo. La svegliò il telefono, era l’insegnante di religione dei figli. La invitò a sbrigarsi urlandole brutte parole. Anna si sentì in colpa. Si rimise il cappotto sul pigiama e andò a prendere i figli. Avrebbero fatto festa quel giorno, sarebbero andati a mangiare al fast food come desideravano da tempo i suoi bambini e anche lei in fondo sognava un hamburger pieno di grassi saturi. La vita è fatta di desideri, a volte, realizzabili.

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