La maledizione del tempo
“Allora domani mattina ho messo la sveglia alle 5”.
“Scusa ma a che ora è l’appuntamento?”.
“Alle 11.30”.
“E metti la sveglia alle 5?”.
“Sì per sicurezza, arriviamo sempre tardi”.
“Va bhe, allora buonanotte”.
La sveglia suona in orario, ma per quella inesplicabile pigrizia che ci coglie la mattina, ho chiuso gli occhi ancora più forte e mi sono detta: ancora qualche minuto e mi alzerò. Dopo una mezz’ora, si accende la tv perché avevo previsto la possibilità di una ribellione alla prima sveglia. Decido di alzarmi e di iniziare a prepararmi. Secondo i miei calcoli dovremmo uscire di casa alle ore 8 precise in modo tale da arrivare alla periferia di Roma alle 9.30 e al massimo alle 10.30 essere nel centro della capitale e quindi di arrivare in anticipo di un’ora rispetto all’appuntamento.
Un piano perfetto per arrivare in tempo almeno una volta nella vita. Ma per ragioni che sfuggono alla conoscenza umana gli elementi congiurano contro di me. E non c’è una volta che io possa dire di essere arrivata in orario ad un appuntamento. La sveglia alle 5 non è stato che il preambolo di una giornata che poteva essere migliore. Il primo ostacolo? Una misteriosa pozza d’acqua comparsa in bagno proprio nei pressi della lavatrice. Senza stare a preoccuparmi di quale potesse essere la causa mi sono dilettata ad asciugare la copiosa perdita. Una mezz’ora in più di tempo che comunque non mette a rischio la tabella di marcia. Per una volta sono stata previdente. Tuttavia l’impresa di uscire qualche minuto prima delle 8.30 non ci riesce e quindi il primo step è andato.
Abbiamo bisogno di carburante. Il primo distributore utile sulla strada non ha il diesel. Quindi non ci resta che entrare in autostrada, uscire al terzo casello che incontreremo, effettuare una deviazione di circa sei chilometri per fare il pieno. Ma anche anche questo inconveniente non poteva essere privo di inconvenienti ulteriori. Al distributore, essendo molto economico, c’è la fila. Una lunga fila. Non possiamo fare altro che aspettare. Incredibilmente in autostrada non incontriamo nemmeno troppo traffico. E sul raccordo ce la caviamo con meno di mezz’ora. Sembra tutto perfetto arriviamo alle 10, ma ce la possiamo ancora fare. Avevamo dimenticato che trovare parcheggio non è così facile. E accade l’imponderabile.
Entriamo nell’area del parcheggio multipiano e aspettiamo in coda. Sembra scorrevole, a parte il fatto che bisogna attendere che qualcuno esca per poter accedere. E l’attesa diventa infinita. Un senso di ansia comincia a prendere il sopravvento, si trasforma in angoscia, in senso di soffocamento. I minuti trascorrono lentamente ma inesorabilmente. E le lancette segnalano che le 11 sono sempre più imminenti. Alle 11 e 17 minuti finalmente la sbarra si alza, parcheggiamo ma è ormai irrimediabilmente tardi. Arriviamo all’appuntamento alle 12 e 2 minuti per sentirci dire: “Mi dispiace dovrete aspettare la conclusione dei colloqui, sarete gli ultimi“.