La dea dei gatti e delle donne
di Paola Lombardi
Un tempo lontano, in un paese remoto, viveva un popolo saggio. Presso questa terra, gli uomini prosperavano in libertà e armonia. Questi uomini avevano dato la stessa dea alle donne e ai gatti.
Le donne erano tenute in considerazione, ma esse non erano libere. Non potevano avere un patrimonio, non ricevevano eredità, non potevano assumere cariche pubbliche, non era loro concesso di vivere da sole, eppure erano tenute in grande considerazione. Le donne conoscevano il segreto della vita e avevano il dono di sentire gli spiriti e parlare con essi, ma non erano libere.
Allo stesso modo i gatti erano tenuti in grande considerazione, scacciavano i topi dai granai, liberavano le case dagli spiriti maligni, ma le bestiole non venivano nutrite, i cuccioli in sovrannumero venivano uccisi, da alcuni venivano allontanati brutalmente. Nessun uomo si chinava ad accarezzare queste piccole bestiole che pure erano considerate animali domestici.
Le donne e i gatti erano tenuti in grande considerazione, ma né le donne né i gatti erano liberi e apprezzati.
Gli uomini di questa terra remota diedero loro una protettrice.
La dea aveva le fattezze di una donna, il volto e la coda di un gatto. Erano attribuiti a questa creature divina molte capacità e gli uomini credevano che le donne e i gatti pregassero la loro dea allo stesso modo.
Se una donna moriva di parto, se un gatto veniva schiacciato da un carro, gli uomini erano certi che, nell’ultimo istante, entrambi pregassero la loro dea di portare vendetta.
Per questo, gli uomini temevano le donne e i gatti.
Li avrebbero allontanati dalle città se non ne avessero avuto bisogno temendo che portassero sciagura. Per gli uomini, le donne e i gatti erano per natura crudeli. L’anima malvagia di entrambi si manifestava nella loro capacità di seduzione.
Così credevano gli uomini che finirono con il temere anche la loro dea, al punto da edificare piccole edicole votive agli incroci delle strade, proprio lì dove nei secoli successivi si seppellirono i morti.
Forse, per davvero, alcune donne invocarono vendetta, forse anche certi miagolii felini erano una preghiera di vendetta elevata alla dea, ma nessuno conosce la consolazione che la dea diede loro.