Il disco rosso di un semaforo

di Silvia Suto
A tutta velocità, l’uomo tirò il freno a mano. Gli pneumatici strillarono ed incisero due strisce nere serpeggianti sull’asfalto. Il suo pugno lanciato si fermò sul viso della donna. Lei gridò .
– Cosa stai facendo?
Lui con tutta la sua forza gettò il mazzo di chiavi verso di lei. Le chiavi rimbalzarono dal vetro e la colpirono al collo.
– Cagna! So che l’hai fatto apposta! Stai facendo di tutto per distruggermi, mi vuoi distruggere giusto? Giusto?
Gridava.
– Mi sono sentita male. Dovevo uscire un attimo…
– Zitta! Cagna! Stai zitta!
La donna tremava. Le fischiavano le orecchie. Cercò di mantenere il veicolo sotto controllo. Una goccia di liquido caldo atterrò sul suo collo. Poi un altro e un altro ancora. Aveva un labbro spaccato. Il sapore ferroso si mescolò con il salato. Il suo occhio destro si riempì di lacrime. La strada si trasformò in un tunnel di nebbia.
– Per favore, per favore, smettila! Devo guidare!
Urlava e prendeva il cruscotto a pugni. Poi si voltò verso di lei e la coprì di insulti e colpi ovunque arrivassero le sue mani. Per qualsiasi sciocchezza. Esplodeva di rabbia. Spesso. E poi implorava perdono, guardandola con quei bellissimi occhi marrone. Tra poche settimane di nuovo. Lo stesso circolo vizioso di pugni e scuse. Così tanti anni che la donna quasi non lo percepiva più. Bastava una parole. Ogni parola era come un drappo sventolato davanti al toro. Tremava. Il suo respiro era irregolare. Si sentiva svenire. Un dolore pervadeva le sue viscere, ma questa volta non era come al solito .
– Cagna incompetente!
Un crampo paralizzò il suo corpo dalla testa ai piedi. Fissava la strada, come in un sogno, mentre sentiva che una piccola vita nuova lentamente usciva dal suo corpo e si versava sul sedile della macchina.
In una frazione di secondo registrò il disco di luce brillante sopra la sua testa e la massa di ferro che ruzzolava davanti a lei. Diede un colpo al gas.
Un colpo assordante dimezzò la macchina come se fossero due gusci d’uovo. Emise un gemito e scivolò qualche metro sui binari prima di fermarsi completamente.
La donna si riprese con il volto nel buco spalancato verso il cielo grigio. Attraverso l’apertura la pioggia cadeva dolcemente e si mescolava con il ruscello che scorreva dall’abisso aperto nella fronte dell’uomo. La donna guardò nei suoi bellissimi occhi marrone in cui rimase congelata un’espressione sorpresa.