Il cammino dell’oppresso
di Gabriele Langiano
Sfacciata sfortuna, che deride gli oppressi, baciata dal prepotente che nega i saperi al povero disgraziato, l’unica roccaforte del disperato.
Dannato amore che si insinua in mentite spoglie che prima ama e poi deride, morendo con esso.
Nasciamo nudi e moriremo nudi; vestiti solo di mera ipocrisia e di delusioni di una vita mal interpretata, sinonimo di un lussureggiante funereo cammino.
Che poi tu, erotico dipinto sbeffeggiante e derisorio, altro non sei che la conoscenza del proprio io; mentre si è soli con il proprio corpo ci si impegna ad amarci come un dio romano. Se proprio dovessi esser deriso per aver vissuto i miei piaceri, allora, fato! Prendimi e portami dove esistono i peccatori. Se altro non sei che una musa allora dimmi come poter osare. Pagare per la gogna consiste in un raro peccato, ma discolparsi con ardore è da leoni. Ahimè carogna di un coniglio.
Pago sì, ma per la stupidità di esser vissuto da oppresso. Avido di saperi, ingordo di idee fantasiose e bizzarre, prestate da un ironico dio ed inculcate da un mediocre monatto che grava come una spada di Damocle.