I ricordi della soffitta
La polvere ormai faceva quasi rumore. Clarissa continuava a starnutire ma non si fermava neppure un momento, se non per soffiarsi il naso. Sistemava con cura della vecchia mobilia e disponeva in ordine di grandezza le vecchie scatole di cartone. L’odore della stanza chiusa evocava ricordi densi. Come quel giorno di ferragosto di tanti anni fa. Almeno quaranta. Lei aveva seguito tutto il gruppetto di cugini. La famiglia si era ritrovata, lì a casa di nonna Eva.
Un giorno di festa per stare tutti insieme a grigliare carne di ogni tipo in giardino. I cugini salirono le scale e si intrufolarono nei locali della soffitta. Clarissa era l’unica femmina. “Aspettatemi!” a voce alta inveiva contro il gruppo. “Uffa!”.
Lei era la più piccola. Non ancora 8 anni. Arrivò finalmente anche lei, lassù. Li trovò tutti riuniti intorno ad una scatola. “Dobbiamo spartirci il tesoro! Clarissa guai a te se parli o racconti qualcosa! ” Si rivolse a lei, Tommaso, il più grande.
“Ma cosa c’è lì dentro?” chiese lei, manifestando piena fiducia nel patto di segretezza.
Si avvicinò. E arrivò fino alla scatola.
All’interno almeno due dozzine di palline colorate e addobbi dell’albero di Natale. Di quelli che nonna Eva non aveva più usato da quando le figlie si erano tutte sposate e avevano lasciato la casa di famiglia. Ogni volta che i nipoti le chiedevano a Natale di fare l’albero, lei rispondeva di “no”. “No, bambini, su! Poi all’Epifania non ho nessuno che me lo smonta e io da sola non ce la faccio a riportare tutto in soffitta”. Risposta che non piaceva a nessuno dei nipoti, che mai avevano visto gli addobbi che la nonna custodiva in un luogo nascosto e sicuro. Tutte palline di vetro decorate, una punta azzurra con perline, alcuni angioletti trasparenti, cristalli e tante lucine.
“Ma la nonna se ci scopre,sarà un pasticcio!”, esclamò Clarissa, rapita dallo scintillio di quegli oggetti colorati.
“Avanti! Sbrighiamoci. Non se ne accorgerà!” Tommaso ordinò il silenzio e chiuse il cartone. Tentò di afferrarlo e gli altri lo aiutarono. Stavano per spostarlo al piano di sotto, quando improvvisamente la scatola sfuggì al loro controllo e iniziò la sua discesa rapida per le scale. Le palline e gli addobbi scappavano da un gradino all’altro, i piccoli vetri e cristalli, in frammenti, colorarono ogni spazio libero del marmo antico della scala. Il tesoro era andato in frantumi. Dal giardino, nonna Eva intuì e il rumore destò tutti i commensali.
Clarissa, accennò un sorriso, mentre il ricordo del malfatto d’infanzia la allontanava appena un istante dalle operazioni di pulizia della soffitta di quella grande casa di famiglia, ora disabitata e al centro di una intricata querelle ereditaria.