I nostri vent’anni

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di Mirella Morelli
Bhe, di solito è a vent’anni che si apprezzano cambiamenti, anzi, si cercano. Ed è tutta una fibrillazione. E poi l’umore, gli alti e bassi, le stelle e le stalle, voli pindarici, abissi innominabili.
Insomma.

A vent’anni se scali una montagna poi ne vuoi scalare due, e ogni diosantissimo giorno è una continua prova.
Insomma, chi non se lo ricorda?

Io sì, benché quei vent’anni lì per me siano molto lontani. E mi scogliona un po’ questa cosa, ma in tutta sincerità posso aggiungere solo, a spiegazione di ciò, che oggidì mi stravolgo anche se il bicchiere che di solito metto a destra del piatto un altro dì me lo ritrovo a sinistra.
Insomma, è così gente, ed è inutile girarci intorno o far finta di niente.

I vent’anni di assoluta frenesia-apatia, allegria-malinconia, simpatia-acrimonia, quei vent’anni sono evaporati come pioggerellina d’agosto su strada sterrata.

Puf.
Ma perché ignorarla questa cosa. Se ora gli anni sono il doppio è solo colpa del tempo che passa, mica di chi.
Assassino il tempo. Assassino. Della frenesia allegria simpatia pelle-di-seta.
Qualcosa sghignazza alle spalle ogni volta che ti siedi sul divano, e sei soddisfatta del plaid della tivù e di quel film accuratamente scelto su Sky.

Qualcosa stride dentro e perfino fuori, mentre pensi che domani sera col cavolo col piffero e insomma col cazzo che lasci scorrere un’altra sera sul divano anziché andartene in giro con chissà chi. E, mentre così ti insulti sapendo perfettamente che domani sera sarai ancora e sempre e come sempre lì, sprofondi inesorabilmente e voluttuosamente sempre più giù: sotto quel caldo plaid.
Oh, insomma.
Prendi il telecomando, lo tasti, oggetto a te ben noto!

Visualizzi l’elenco di tutti i film su Sky e senti la gioia della scelta.
In fondo, ci hai messo più di vent’anni per arrivare a questa appagante indifferenza verso il resto del mondo… e te la meriterai le serate egoistiche sul divano, o no?!
Te le meriti, sì.

Come ogni sera, tutte le sere.
Sì che te le meriti, e per ottolinearlo cerchi un calice e ti versi del buon Porto… dolce persistente intramontabile Porto! Lo bevevi già ai tempi dell’università, sentendoti un po’ Hemingway con la sua macchina da scrivere davanti. Solo che allora lo sorseggiavi in un pub con gli amici, e oggi da sola,  sul divano, te, con la tivù.
Eccoti lì che sghignazzi:  in fondo, il divano è molto più comodo di quella dura panca del pub di allora, quindi ci hai guadagnato nel tempo.

Ma, soprattutto, stasera non devi più temere il batticuore di quelle sere, quando osservavi nella penombra della panca più in là quel ragazzo, sì quello lì, quello che avevi appena conosciuto nelle aule dell’università, quello che rideva socchiudeno gli occhi, e intorno agli zigomi sembravano svolazzargli mille farfalle a ogni risata…
Un brivido di paura ti coglie al ricordo di quello sguardo che hai evitato allora, e di tutti quegli sguardi che hai schivato nel tempo, e di tutte le paure che hai rimosso.

Il Porto si è scaldato nel calice e il film di Sky sta procedendo senza che tu te ne accorga.
Insomma!
Non vorrai mica ricordare brividi e tempeste e dighe tracimanti di quando avevi vent’anni! Ma sei pazza, a scorrere i ricordi?
Meglio il plaid e l’indifferenza del raddoppio. Meglio la tivù e la tranquillità della solitudine. Meglio, sì.
E lasciatemi stare, voi che vent’anni li avete adesso. Lasciatemi.Stare.Ferma.Immobile.Sotto.La.Mia.Copertina.
Ché vivere è pericoloso, e sa far male.
Meglio il divano e la tivù nel vuoto, quando il sonno arriva piano piano, talvolta non arriva, e domani è un altro giorno.
Insomma, dai. Di sicuro un altro giorno, ma a dirlo è solo il sole che ti sveglia dalle imposte.

Perchè a dar retta a ogni cosa che fai, invece, tutto è così uguale, uguale, uguale!
E cosa importa, se quel che conta è avere evitato ogni sguardo ogni sussulto ogni brivido.

Uragani e tempeste lontani come i vent’anni, e io li ho scansati bene, sì.

Proprio bene.
Non lo si può capire, se prima non ne passano altri venti.

Voi che ne avete venti adesso, ma che ne sapete… Voi.
Vi aspetto al raddoppio!

Sghignazzerò del vostro sguardo un po’ schifato e di quel sorrisetto un po’ sardonico di oggi.
Insomma.
Ne riparleremo. Anzi, me ne riparlerete!

E buon tempo che vada, buon tempo che scorra, buon tempo che sia.

Rotolando – immoti e inerti, o ribelli e controvento –  ma rotolando per tutti… dove, oh dove sono mai andati i nostri vent’anni?

 

 

 

 

 

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