Ho vinto le elezioni. Anzi no, le ho perse
Adamo non aveva alcuna voglia di impelagarsi in questioni politiche. Non che non avesse una sua idea, ma preferiva evitare sterili discussioni.
«Non faccio politica io, non ci casco. E poi non ci capisco niente», soleva ripetere agli altri e anche a se stesso per fugare ogni dubbio. «Non so se non ci capisco niente perché non mi piace o se non mi piace perché non ci capisco niente», aggiungeva per rafforzare il suo pensiero.
Ogni giorno cercava di difendersi dagli accesi dibattiti di chi, pur di esserci, fingeva di avere il rimedio a tutto. Lui non interveniva mai, pur rispettando chi ci credeva.
Ma nella maggior parte dei casi assisteva impassibile a discorsi osceni, e ci restava male quando vedeva le persone fingere una passione che non avevano. Adamo sapeva che la passione viene dal cuore e si manifesta con gli occhi. Poi le azioni sono una logica conseguenza. E negli occhi guardava lui e più guardava più si sentiva un povero cristo, come tanti altri, martoriato e allo stesso tempo colpevole di far parte di un sistema che decreta sempre vinti e mai vincitori, anche quando tutti festeggiano.
Adamo riteneva che la politica fosse nobile, da sempre, e che a decretarne il fallimento fossero alcuni politici senza scrupolo e un sistema che non consente di governare.
«E che diamine, non esprimi mai un parere tu?», gli chiedevano le persone che incontrava più spesso. E Adamo, sentendosi in dovere, cercò quella volta di stare al passo con i tempi guardando i risultati delle ultime elezioni, risultati che lo portarono a riflettere. E più rifletteva più continuava a capirci poco e niente. Solo una cosa gli apparve subito chiara: una vistosa frattura.
L’Italia non c’era, forse non c’era mai stata. L’Italia doveva essere ancora fatta.
Il nord alla Lega. «Perché?», si chiedeva. E la spiegazione c’era, eccome se c’era. La piccola e media impresa del nord, che dipende dal mercato interno, aveva votato in massa la Lega poiché il partito aveva promesso l’identità nazionale. Le aree più borghesi e benestanti del nostro paese al PD, anche se in calo; in calo i benestanti, in calo il PD. Il sud ai Cinque Stelle, che avevano sostituito la destra. Queste zone sono alla ricerca del sostegno sociale che gli era stato promesso in campagna elettorale.
«Bel quadro», pensò Adamo, «ognuno per conto suo!». Adamo non ci capiva nulla di politica, ma intuiva che erano i finiti i tempi delle vacche grasse. E se era umanamente comprensibile che ognuno in passato avesse curato il proprio orticello, appariva ora altrettanto innegabile che non ci fosse più spazio per egoismi e azioni disgiunte.
Aveva compreso che fino a quando scioperava un metalmeccanico per il rinnovo del contratto, fino a quando un precario reclamava il posto fisso, fino a quando manifestava un operaio perché faceva fatica ad arrivare a fine mese, fino a quando un disoccupato protestava perché il suo mese non partiva proprio, anche la sua fonte di reddito era a forte rischio. Nell’occasione gli vennero in mente le parole pronunciate circa centocinquanta anni prima da un suo famoso connazionale: «Qui si fa l’Italia o si muore!».
«…tutti!», si permise di aggiungere.