Epopea di una sigaretta

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Tempo di lettura: 3 Minuti

di Paola Lombardi
Si guarda intorno, scruta qualcosa nella sala, poi lancia un’occhiata al collega e, dandogli un leggero colpo di gomito, gli sussurra: “Esco un attimo”. L’altro annuisce e Alfio si avvia verso l’uscita accelerando leggermente il passo. Nel momento in cui sta per varcare l’ingresso, sente come se il gomito gli fosse rimasto impigliato in qualcosa. Si volta e si accorge che il suo braccio è nella morsa della mano di uno dei coordinatori. “Sbrigati, dobbiamo andare a prendere il materiale per i relatori”, gli dice a bassa voce. Alfio torna indietro, lo segue e cerca di fare il più in fretta possibile. Appena finito torna al suo posto con il volto imperturbabile. Appena si convince che l’attenzione sia tutta concentrata altrove si avvia verso l’uscita. Si scosta leggermente dall’ingresso e, seminascosto in un angolo, prende il pacchetto di sigarette dalla tasca. Lo apre, ne sta per prendere una quando squilla il cellulare. Lo prende, restando con il pacchetto aperto, e risponde al collega. L’altro è agitato: “Dove sei? Torna subito qui” e riattacca.

Alfio ripone il pacchetto nella tasca e con il telefono in mano torna nella sala. Si affianca al collega e gli dice: “Che succede?”, l’altro senza nemmeno voltarsi: “Niente, non ti vedevo più”.
Vorrei andare a fumare”, sussurra Alfio.
“Non mi sembra proprio il caso”, risponde l’altro.
“Va bhe, tanto ci sei tu, no? Cinque minuti”, piagnucola Alfio.
“No, devi restare qui”.
Alfio si arrende, tocca il pacchetto nascosto nella tasca e pensa alla prima occasione per sgattaiolare fuori.
Dal palco sente la voce che annuncia la pausa. Senza guardare niente e nessuno Alfio si avvia speditamente all’ingresso. Elude le persone che incontra fingendo di avere un impegno urgente. Raggiunge il corridoio sottostante la sala, entra e si nasconde in una rientranza. Prende il pacchetto, estrae una sigaretta e tira fuori l’accendino. Nel momento in cui sta per accendere la sigaretta sente un rumore: “Ah sapevo che eri qui”, si volta, spaventato e confuso, con la sigaretta ancora spenta penzoloni tra le labbra. “Ma che fai? Sei pazzo? Il presidente non sopporta i fumatori, lo sai. Non puoi fumare”. Alfio guarda la segretaria che lo guarda con gli occhi sgranati. “Ti prego! Fammela solo accendere, una boccata e la butto. Ti prego”.
“Andiamo, sbrigati che ti stanno cercando”, e lo trascina via.

A malincuore, Alfio ripone la sigaretta nel pacchetto e si lascia portare nella sala. Non pensa a niente se non alle sue sigarette chiuse nel pacchetto. Si sente nervoso, risponde a monosillabi per evitare di urlare e di agitarsi. Sembra impassibile, ma sogna di fumare, ardentemente, urgentemente. Vorrebbe proprio mettersi comodo, accendersi una sigaretta e consumarla, boccata dopo boccata, aspirandone il fumo, l’aroma aspro e piacevole, respirando come se l’aria fosse fumo. Perso nella spirale dei suoi pensieri, non si accorge che il convegno sta per finire. Il collega lo strattona e Alfio si ricorda che deve assolutamente andare a fumare. Si allontana, si nasconde, a chi lo incontra dice “Scusami, devo andare a prendere dei documenti”, riesce a superare tutti gli scogli, ce la fa, raggiunge il bagno. Si chiude dentro, prende la sigaretta dal pacchetto, prende l’accendino. Sente un rumore. Trattiene il fiato, teme sia qualcuno che è venuto a cercarlo. Silenzio. Si tranquillizza, aziona il meccanismo, avvicina la fiammella alla sigaretta, sta per accenderla, e di nuovo un rumore, si immobilizza. Una voce: “C’è nessuno?”. E’ un istante, perde l’equilibrio e l’accendino gli scivola dalle mani e cade. Cade nel water. Alfio impreca ad alta voce, apre la porta con forza. Nell’antibagno c’è il suo collega. “Sapevo di trovarti qui? Hai fumato? Stai meglio? Dai che dobbiamo andare”.

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