Eleuterio e il suo bar

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di Laura De Santis

“Che avranno da guardare? Perché appena arrivano mi guardano? Ah ma la prossima volta…”, erano questi i pensieri di Eleuterio quando vedeva qualcuno arrivare davanti al suo bar. Che poi proprio suo non era. Eppure era convinto di esserne in parte proprietario visto che era sempre presente anche oltre gli orari di apertura. Ad esempio, se in piena notte si svegliava all’improvviso e non riusciva più a riprendere sonno, se ne andava al bar. Si sedeva nell’unica sedia lasciata davanti al locale come fermo per la porta di ingresso e aspettava che arrivasse il proprietario. Eleuterio e il titolare del bar non erano proprio amici, ma si frequentavano molto assiduamente. Alla fine si conoscevano  molto bene e il titolare chiudeva un occhio se Eleuterio si rifiutava di pagare tutte le birre. Al bar, Eleuterio non faceva niente. Occupava la sua sedia davanti al suo tavolo, beveva alcune birre, rigorosamente nel bicchiere, e la sera si rifiutava di pagarne almeno due. Tutte le sere Eleuterio e il barista si scontravano sul numero delle birre da pagare. Si dicevano delle cose orribili, si scambiavano epiteti imbarazzanti e poi Eleuterio la spuntava sempre e non pagava tutte le birre che aveva bevuto. Disprezzava gli altri clienti e si  immaginava proprietario del bar. Alcuni clienti non li avrebbe neppure fatti entrare! Altri, invece, li avrebbe invitati personalmente. Ma il titolare del bar non lo avrebbe nemmeno degnato di uno sguardo e gli avrebbe fatto pagare tutte le birre.

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