Cos’è che fa cadere il mondo
“Sono stanchissimo, sto per crollare”, Luca non avrebbe potuto immaginare cosa lo stesse aspettando dietro l’angolo.
“Che giornataccia“, continuò a lamentarsi cercando di attirare l’attenzione di Claudio che lo precedeva a passo spedito.
“E dai, riposiamoci un momento”, strillò con la voce un po’ stridula.
“Ti prego”, implorò arrestandosi.
“Va bene”, acconsentì Claudio con la solita faccia severa. Si fermò incrociando le braccia, ben piantato sulle gambe larghe. Assunse la faccia di chi aspetta qualcosa.
Luca aveva il fiatone, gli occhi arrossati e sulla strada deserta cercò con un’aria smarrita un punto d’appoggio. Sognava di sedersi e restare fermo per un bel pezzo. Se ne avesse avuto la possibilità avrebbe chiamato un taxi per farsi riportare a casa. Nella cittadina in cui viveva non c’erano taxi e così doveva accontentarsi di riprendere fiato. Da qualche mese tutte le sere, dopo il lavoro, andava a correre con Claudio. Stargli dietro era un’impresa degna di Ercole. Luca voleva smettere di seguirlo e quella sera avrebbe voluto dirglielo. Claudio lo guardava dritto in faccia.
Luca, con gli ultimi strascichi di fiatone, si appoggiò all’unico sostegno visibile sulla strada: un palo dell’illuminazione pubblica. Allungò la mano e si appoggiò con tutto il peso chinando la testa in avanti, per riposarsi. Sentì qualcosa vibrare contro le sue dita. Uno strano calore si diffuse sul palmo delle sue mani e gli sembrò di perdere l’equilibrio. Tutto avvenne in una frazione di secondo. Sentì Claudio strillare, alzò la testa e cadde in avanti con la faccia a terra incredulo.
Il palo era crollato, si era abbattuto come un ramo secco sull’asfalto schiacciando un’auto parcheggiata. Claudio sembrava immobile come una statua. Luca si mise a gridare mentre si rialzava in piedi. Sentì i polmoni esplodergli nel petto e corse più velocemente possibile. Pensò ad allontanarsi e poi a gridare contro la sagoma immobile di Claudio: “Non è stata colpa mia. Non è stata colpa mia”.