Cosa resta dell’amore
di Laura De Santis
Passata la festa di San Valentino cosa resta dell’amore? Sacchetti di caramelle a forma di cuore, cuscini a forma di cuore, peluche a forma di orsacchiotti ricoperti di cuoricini, dolci a forma di cuore, cioccolatini a forma di cuore, anche cerotti a forma di cuore. Nei negozi di ogni genere sono rimasti in mostra gadget e oggetti che dovrebbero richiamare il concetto di amore. Sono come i resti di un pranzo di gala, come gli scarti di una festa di carnevale, come i rifiuti di una vacanza. Sono oggetti. Solo oggetti anche di dubbio gusto.
E se la festa degli innamorati fosse altro? E se il romanticismo si esprimesse in altro modo? Non con i regali, non con i cioccolatini, non con le rose già sfiorite, non con le cene a tema?
Guardare quei cuscini a forma di cuore che dondolano davanti ai passanti annoiati genera tristezza, come se fossero detriti di un’alluvione che ha lasciato ingenti danni. Ecco, la festa degli innamorati che senso dovrebbe avere? E poi perché festeggiare gli innamorati?
Sarebbe bello festeggiare l’amore quando si prova, lasciarlo libero di esprimersi in tutte le sue possibili lingue e dare ai sentimenti la possibilità di essere travolgenti.
Perché festeggiare gli innamorati? Lasciamo che l’amore smetta di fare rima con cuore e sia autentico, assoluto e tutt’altro che rassicurante. Facciamo che l’amore sia un salto nel vuoto da fare abbracciati e poi, quello che sarà, sarà.
Di certo non è un cuore di cioccolato a farci sentire innamorati e nemmeno a farci provare quel sentimento che dovrebbe muovere il mondo.