Come con una scarica elettrica improvvisa

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di Susan Moore
Come con una scarica elettrica improvvisa.
Occhi spalancati nel buio.
Se ne era dimenticata!
era sempre stata distratta, almeno così diceva. Per ovviare al fenomeno, aveva messo in atto una serie di stratagemmi che sempre, o quasi, la portavano a ricordare le cose importanti.
Eppure, lo aveva dimenticato.
Come poteva essere successo?
All’inizio sapeva che non era stata distrazione, proprio non ci aveva pensato.
Troppo presto, troppo presa dal crescere che mai un tale pensiero l’avrebbe potuta sfiorare, anzi.
Ricordava anche una sorta di allergia: le venivano le tacche rosse sul collo solo a pensarci.
E dopo?
Dopo aveva cominciato a camminare da sola e non le dispiaceva.
Non era sempre facile, ma era un’avventura e non ci voleva rinunciare.
C’era stato anche un periodo buio, lo ricordava bene, si era quasi persa: forse era ancora troppo “piccola” per pensarci, comunque aveva preso le sue responsabilità. C’erano stati la mamma e poi il papà… già, il papà: così bambino da non riconoscerlo più
E poi?
Se lo era ricordato, una mattina. Era un buon periodo, poteva anche pensarci sul serio, ma successe dell’altro.
Una sera, aveva incontrato la vita vera ed era così bella!
Era reale, era senso, sensibilità e sensi… era finalmente donna!
Da quel momento, tutto aveva preso una piega rapida.
Accadimenti talmente veloci che quasi non li ricordava. Quasi.
Aveva, in realtà, una memoria che faceva invidia ai più, eppure… lo aveva dimenticato!
Avrebbe dovuto farsi un “piccichino” giallo da appendere sul frigorifero o sul PC o sul portafoglio: era sempre piena di post-it con frasi cabalistiche per la pillola o le fasi lunari… invece, no.
Se ne era dimenticata.
Forse non era importante. Non per lei, non in quella vita.
Sentiva gli occhi spalancati nel buio di quell’alba di primavera.
Avrebbe potuto essere madre e se ne era dimenticata, accidenti!
Il tempo se lo era ricordato benissimo.
Guardò il buio.
Era stato il suo tempo.

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