Cercandoti alla fermata del tram
di Paola Lombardi
Nessuno può immaginare quanto sia radicato e forte un legame. Anche se è intriso d’odio e di frustrazione, anche se è decorato d’amore e di riconoscenza. Tutti i giorni mi aspettavo di incontrarti alla fermata del tram. Mi bastava sapere che ci fossi. Mi bastava lanciarti un cenno di saluto, dirti qualche frase a mezza voce.
Vederti per me equivaleva a sapere che stavi bene. Non ho mai chiesto altro. Non ho mai desiderato venire a pranzo la domenica e nemmeno portarti un regalo a Natale. Preferivo restare a casa mia. Mi accontentavo di restare nel quartiere e vederti tutte le mattine andare al lavoro. A volte me ne tornavo a casa. Altre mi fermavo al bar.
Lavorare di notte era sempre stato il mio sogno, mi sentivo libera di avere tutto il giorno davanti. La tua disapprovazione era stata la mia forza, la mia ostinazione e anche se in fondo non mi piaceva così tanto lavorare di notte lo facevo lo stesso perché tu non eri d’accordo. Ti cercavo tutte le mattine alla fermata del tram. Ti trovavo con lo sguardo, mi avvicinavo con le mani in tasca per dirti qualcosa.
Mi rispondervi sempre senza mai sorridermi. Una mattina non ti ho trovato. Non c’eri. A volte succedeva che non andassi al lavoro e non mi sono preoccupata. Ma il giorno dopo non c’eri lo stesso. Di telefonarti non mi andava e così mi sono messa a gironzolare come un cane intorno a casa tua. Alla fine ci siamo incontrate per caso. Mi sono avvicinata e ti ho chiesto come andava. Mi hai lanciato un’occhiata di sufficienza e hai detto la parola pensione.
Mi sono tranquillizzata. E mentre eravamo davanti al fornaio senza niente da dirci mi sono ricordata dello spezzatino di tua madre e te l’ho detto. Mi hai guardata e con una faccia serissima mi hai chiesto: “Mica ti piaceva?”. Io ti ho giurato che no proprio non mi piaceva e allora ti sei messa a ridere. Senza volerlo ho riso anch’io. Stavamo lì una di fianco all’altra a ridere per lo spezzatino della nonna di vent’anni prima e ad un certo punto hai smesso di ridere, mi hai appoggiato la mano sulla mano e mi hai detto: “Dai invitami a pranzo. Ma sai cucinare? Oppure hai preso dalla nonna?”.