Carissima mamma…
“Carissima mamma, noi qui stiamo bene, ma il Venezuela non è come ci avevano detto. Carissima mamma, questi disegni sono per te. Quanto vorrei riabbracciarti. Ma lo so. Non ci vedremo mai più. Ricordami, io non ti dimenticherò”.
Il testo della lettera era scritto con l’inchiostro nero sulla carta velina, leggermente ingiallita che custodiva il disegno di arabeschi fioriti destinata ad un lenzuolo. Una greca lunga almeno tre metri che avrebbe decorato tre dei lati della stoffa sulla quale sarebbe stata ricalcata.
Mia madre stava riponendo i disegni antichi che, nel corso degli anni, aveva raccolto ma non si aspettava di trovare una lettera incisa tra i ricami. Nessuno aveva mai chiesto di farsi decorare un lenzuolo con quel disegno che appariva troppo ampio e fastoso. Eccessivo per forme e dimensioni. Sembrava una intricata foresta di fogliami e di fiori e di segni curvilinei. I punti erano uno diverso dall’altro. C’erano anche frutti da realizzare con il prezioso punto “Rodi”.
Per curiosità mia madre decise di srotolare la carta velina e nel centro del disegno, proprio al centro del lenzuolo che sarebbe potuto diventare, vide quella scritta che si estendeva come in bilico. La grafia accurata e l’inchiostro asciugato al momento giusto avevano custodito intatto il messaggio. In un angolo in basso c’era invece una data ben visibile, “1956” scritto sempre in nero con lo stesso inchiostro e con lo stesso orientamento verso il basso.
“Carissima mamma” continuava a leggere mia madre immaginando chi potesse essere il mittente e chi fosse il destinatario di quella lettera lontana nel tempo. I ricordi presero forma, si disposero in ordine per essere recuperati, come un bagaglio dalla stiva della nave che poco prima della guerra aveva portato quel giovane, perché era un uomo l’autore di quella missiva, ad emigrare. Era partito dal porto di Napoli. La sua famiglia pensò di averlo perso per sempre già allora.
Il viaggio durava mesi e tante cose potevano succedere in mare. Dopo quasi un anno, il vicolo dove le donne si riunivano per ricamare si riempì di festa, perché la madre disperata si vide recapitare la prima lettera: “Mamma sto bene, ma il Venezuela non è come ce lo descrivevano”. Nel vicolo tutti immaginavano questo mondo lontano, dove faceva sempre caldo, dove tutti si arricchivano. Le lettere non si diradarono per anni. Dall’altro mondo arrivavano sempre cartoline e poche righe scritte per rassicurare. Ma quel giovane di allora non riuscì mai a tornare a casa. Non riuscì mai a guadagnare abbastanza per pagarsi il viaggio di ritorno. Non tornò nemmeno quando la madre morì. Non tornò mai più. Tornarono i suoi disegni troppo fastosi, troppo ricchi per essere trasformati in un ricamo.