L’allarme dell’orologio – parte seconda
di Assunta Pontone
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Trascorsero mesi, si vedevano ormai tutti i pomeriggi e chiacchieravano per ore. Una domenica, mentre passeggiavano, Stefano le diede un regalo.
“Ѐ per me? Cosa ho fatto per meritarmelo?”
“Averti incontrata e rendermi felice ogni volta che ti vedo, non è poco, Anna. Oggi è un mese che ci conosciamo, e tu mi piaci Anna. Vorrei essere il tuo ragazzo”.
Anna aprì il regalo, dentro c’era un bracciale con un ciondolo a cuore e sopra incise le loro iniziali (A&S). Scoppiò a piangere.
Stefano interpretò male quelle lacrime, e a malincuore le disse che se non era pronta, potevano restare amici.
Lei rispose: “Sono lacrime di gioia” e lo baciò.
Trascorsero altri mesi, Anna era felice, non era mai stata tanto felice negli ultimi tempi. Quando Anna era con Stefano si sentiva libera. Tutti i pomeriggi si vedevano, poi alle 17, Anna doveva tornare a casa. Il suo orologio l’avvisava.
Era la fine dell’estate. Stefano invitò Anna a fare un giro in bici, poi puntualmente alle 17 l’orologio di Anna suonò. Quel giorno litigarono. Stefano voleva trascorrere qualche ora in più con Anna prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, ma lei invece era troppo condizionata da quell’allarme dell’orologio.
“Anna, non perdi mica il treno se resti un poco di più con me, e i tuoi genitori capiranno. Sei sempre tornata a casa puntuale!”, esclamò Stefano.
“No, Stefano. Devo andare. Non insistere”.
Stefano era troppo arrabbiato, non cercò Anna per diversi giorni e nemmeno Anna lo fece. Stefano iniziava a pensare che probabilmente Anna non provava i suoi stessi sentimenti. I giorni trascorrevano, ma a Stefano mancava troppo Anna, così, mise da parte il suo orgoglio e andò a cercarla a casa.
Citofonò. Rispose una donna. Era la mamma di Anna. Stefano chiese della figlia e lei lo invitò a salire per aspettarla a casa. Solo allora Stefano seppe che Anna era nata con un cuore troppo debole, per questo soggetta a continui controlli medici e tutti i pomeriggi quella sveglia le ricordava di prendere le sue medicine.
Stefano non riusciva a trattenere le lacrime. Ringraziò la mamma e corse in ospedale da Anna, in reparto cardiologia. Con le lacrime agli occhi l’abbracciò e le disse: “Mi dispiace Anna, non potevo immaginare”.
“Shh”, Anna lo baciò.
Stefano stette accanto ad Anna sempre: durante le sue visite mediche, e anche il suono dell’allarme dell’orologio, per Stefano, era diventato un suono familiare.
Arrivò il giorno dell’anniversario di Anna e Stefano. Stefano si svegliò, si vestì velocemente, e scese giù dal fioraio per recarsi da Anna. Da lontano vide un’ambulanza proprio sotto casa di Anna, poi la sirena e la corsa dell’ambulanza. Il cuore di Stefano si gelò. Anna aveva avuto un attacco di cuore.
Stefano arrivò di corsa in ospedale, aveva ancora il suo bouquet in mano, ma non poteva vederla. I suoi genitori gli dissero che avevano visto Anna, ma non aveva detto nulla.
I medici permisero solo dopo qualche ora a Stefano di entrare nella stanza di Anna. Anna era troppo affannata, le ultime parole le aveva riservate per Stefano: “Auguri Amore Mio”.