Le conseguenze della guerra del 1914-18

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Ancora adolescenti, Antonio Vecchiarino e i suoi compagni furono strappati alla vita sociale per essere inviati al fronte. La vita diventò soltanto sopravvivenza, un continuo aggrapparsi agli istinti di conservazione e un disperato tentativo di aggregarsi al cameratismo, per fugare la paura e trovare sostegno.

Uno dopo l’altro, i compagni caddero e Antonio Vecchiarino, proprio quando ritrovò la forza di guardare al futuro e l’armistizio era imminente, fu colpito da una granata.

Le sue ferite riportate alla spalla destra, non  furorno curate dagli austriaci che lo presero prigioniero, e quando gli italiani lo portarono, a settembre del 1918, presso l’ospedale di Udine, era già tardi. Le infezioni lo portarono alla morte avvenuta il 7 gennaio del 1919 a 22 anni.

Antonio Vecchiarino nato a San Pietro Infine il 7 giugno 1897 era figlio di Antonia Cenci e Domenico Vecchiarino, primo di sei figli, unico maschio.

Cattolico praticante, chierichetto, scrivano presso lo studio notarile Troianelli, alto e robusto, buono, umile, pieno di spirito di servizio. Era amico del figlio del notatio, Luigi Troianelli, anch’egli morto in guerra. La madre di Luigi, donna Elisa molto credente, praticante, per la disperazione, quando seppe della morte del suo unico figlio maschio della famiglia, prese tutti i santini che aveva sul comò e li scaraventò giù dalla finestra del secondo piano dove abitava.

La morte di Antonio lasciò la sua famiglia in una disperazione indescrivibile, tanto che il papà dovette ritirarsi dalle ferrovie dove lavorava, poiché vedendo i militari che ritornavano dal fronte gli ricordavano il figlio. La mamma, divenne cieca per i pianti prolungati nel corso degli anni. Immolato per la Patria, fu seppellito nel cimitero di Udine. Al caporale Antonio Vecchiarino dell’8° Reggimento Bersaglieri, gli fu data l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto e la Croce di Guerra.

Le sorelle Domenica, Dolorosa, Giovanna, Emilia e Pasqualina, lo ricordavano ogni giorno nelle loro preghiere. In particolare Domenica ed Emilia, si recavano il 4 novembre presso il monumento ai caduti, vicino la piazza del paese, portando fiori bianchi. Tra i nomi incisi nel marmo non appare a tutt’oggi il suo nome, esiste però un omonimo soldato semplice Antonio Vecchiarino.

Prima di partire per il fronte, poiché frequentava giornalmente la chiesa, volle lasciare in suo ricordo, una firma sulla parete destra della sagrestia con la data di partenza nell’anno 1914. Era fidanzato con una giovane fanciulla del paese, Mariannina Vecchiarino, la quale, ammalatasi, morì a soli 21 anni.

Il destino ha voluto così, due fidanzati morti nelle circostanze della prima guerra mondiale.

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