L’immaginario di Lettere e disarmonia attraverso le parole dell’autore Francesco Giampietri racconta il pomeriggio letterario a Cassino

La presentazione del romanzo presso la sede dell'associazione Pentacromo
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di Francesco Giampietri L’associazionismo culturale è una forma di resistenza urbana alla noia che spegne le aspirazioni nell’eterno ritorno dell’identico. Forse la forma più nobile, dato che asseconda un gesto sia politico sia estetico. Per giunta disinteressato.

Come una lampada di sale, che è un capriccio esotico che sa rendere attraente persino uno stambugio dell’abbandono.

L’associazionismo culturale sa colmare, nel suo movimento dal basso, le deficienze amministrative.

La sede dell’associazione Pentacromo, nel centro di Cassino, è un luogo dell’anima che favorisce, oltre la soglia, una piacevolissima estraniazione: l’interno – una galleria di tele di Vincenza Rotondo esaltata dal biancore delle pareti e del neon – tradisce l’esterno, oltre la vetrata, in un pomeriggio che, con il suo tepore precoce e traditore, non è di marzo.

Prendo posto al centro della scena, facendo il possibile per dissimulare l’emozione. Che sento nella pelle e nei nervi.  Perché Cassino è la scena di un ritorno che non espone cicatrici. Una piccola storia privata di libri consumati avidamente sui banchi universitari, di sigarette sfumate nella nebbia e di baci rubati all’inquietudine.

La partecipazione del pubblico, che appare subito generosa, mi stupisce dilatando a dismisura l’emozione. Un pubblico curioso ed attento, più volte rapito dalle interpretazioni di Vera Cavallaro, che è passione etnea in ogni suo gesto, e di Valerio Comparelli, con il suo registro polifonico sospeso fra la malinconia e l’esuberanza. Paola Caramadre lascia cadere il velo di Lettere e disarmonia, cogliendo con le sue osservazioni mirate, che non concedono nulla al barocchismo provinciale, i significati più profondi, quelli sottesi alla raffigurazione del mondo in un quadro frantumato fra i bagliori intermittenti della televisione e il ritmo desultorio del traffico metropolitano.

Le mie memorie sfaldate in un continuum di dissolvenze. Seguendo il mio attraversamento sperimentale di stili diversi nell’ambivalenza di piani temporali diversi, Paola Caramadre coglie il mio segreto.

E per me è una gioia, mentre nella sala risuona il talento luminoso di Federico Farci: Is There Anybody Out There? La vita che, volubile, prima o poi colpisce a sorpresa.

Francesco Giampietri ci ha regalato le sue impressioni ad un pomeriggio letterario sorprendente, ricco di emozioni e di parole. Danilo Salvucci è stato il padrone di casa ideale, le opere di Vincenza Rotondo hanno meritato l’attenzione del cronista dell’arte Rocco Zani. Il professor Fausto Pellecchia, del quale l’autore è stato allievo, è intervenuto richiamando l’attenzione sul tema filosofico. È arrivato anche un saluto istituzionale da parte del consigliere regionale Fardelli. Il pubblico è stato attentissimo composto da artisti, storici, docenti universitari, amici della cultura.

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