Le strade dell’arte
L’anteprima di una manifestazione è un momento importante, è come l’incipit di un romanzo. La scelta di partire dalla psicoterapia appare una scelta giusta. Veniamo da un tempo sospeso, un periodo che ha messo tutti a dura prova e mai come ora è il caso di comprendere chi siamo, dove siamo diretti e come è meglio muoverci. L’obiettivo dichiarato è riprendere il cammino attraverso nuove relazioni e modi di essere.
Poi l’apertura vera e propria con un susseguirsi di momenti unici e irripetibili. Ha fatto parlare di sé il primo festival trans-disciplinare “Le strade dell’arte”, ideato e curato dall’associazione Pentacromo. «Transdisciplinare e non multidisciplinare» chiarisce la vicepresidente Marta Fiscelli «perché gli artisti, pur conservando la propria identità, si incastrano tra loro dando vita a un movimento forte, chiaro, emozionante. Diventano un’unica voce che parte dalla strada ed entra nei cuori e nella mente dei presenti».
Talmente meritevole l’iniziativa che l’amministrazione comunale ha accolto la richiesta di chiudere via Rossini e via del Carmine per tutta la durata della manifestazione, da venerdì 2 settembre a domenica 4. Coprire l’orario dalle 17 alle 24 non è da tutti, ma può riuscirci solo chi possiede un bagaglio umano e professionale di alto livello. Anime diverse si sono intrecciate fondendosi in un unico spartito, un messaggio di speranza per giovani e adulti. C’è chi sostiene che la salvezza passi dall’arte. Può essere. Soffiano venti di guerra in questi ultimi tempi e molti si chiedono che te ne fai di un’artista in tale contesto. Nulla, ma non te ne fai granché neanche di molte altre competenze. In verità l’artista è utile prima e dopo. Prima per contribuire a tenere lontana la mattanza, dopo per ripartire al meglio. L’uomo è votato al progresso, si sa. Ma non c’è progresso laddove manca la cultura. E non ci si scandalizzi se appare chiara la rivendicazione di avercela fatta, non vuole essere presunzione ma incentivo a riproporre i valori nobili dell’umanità. Sono stati tanti gli artisti, talmente tanti che non è possibile dedicare a ognuno di loro lo spazio che merita. Ciò che conta sapere è che dietro a un semplice nome c’è sempre un duro lavoro, ci sono emozioni, a volte coraggio, ma spesso paura. L’artista ha l’arduo compito di condensare la sua essenza nello spazio di un attimo. Il suo cuore batte forte. Qualcuno di loro non vuole vedere e sentire, altri sfidano la sorte scrutando lo spettatore che si sofferma sul proprio lavoro, cercando di captare un cenno positivo che a volte può anche essere una smorfia di disapprovazione. Cerca di apparire disinvolto, ma ogni piccolo movimento dell’osservatore è un tuffo al cuore. Il suo corrispettivo non è quasi mai venale, tutto avviene nel regno del sublime, il luogo in cui sono ammesse solo le anime sensibili. Dove finisce il ruolo dell’artista inizia il compito di chi lo presenta.
E allora un sentito grazie all’associazione Pentacromo, capace di realizzare una tre giorni pazzesca, tra sede e vicoli di Cassino, una grande testimonianza destinata a restare negli annali della città. «Non è stato facile far confluire diverse anime nello stesso spazio», commenta il presidente dell’associazione Danilo Salvucci, «ma la grande affluenza di un pubblico attento, esigente ed emozionato ci rende orgogliosi di quello che siamo riusciti a fare».
L’uomo e la strada, un legame ancestrale che parte dal basso, dai bambini. Vederli liberi e gioiosi di impiastrarsi con i colori e giocare alla campana, come una volta, è valso il prezzo del biglietto. Biglietto per modo di dire, perché è stato tutto gratis. Quadri e sculture, poesie e teatro, tableau vivant, pianoforti e violini, chitarre, arpe e contrabbassi, pietre musicali, concerti e cori gospel, tavole rotonde, giocolieri, mimi e trampolieri, arte dei madonnari napoletani, laboratori per bambini, ritrattistica caricaturale, esposizioni artigianali. Una menzione speciale per Vera Cavallaro, già autrice di Tantestorie.it, per il suo “E quindi uscimmo a riveder le lucciole”.
Uno spettacolo unico nel suo genere che la poliedrica artista ha saputo ideare e sviluppare anche grazie alle spiccate doti organizzative degli amici della sua compagnia teatrale. La bellezza dei vestiti e il richiamo alla natura dalla quale, come sottolineato da Paola Caramadre, per l’occasione voce narrante e guida nelle vesti di Virgilio, non bisogna mai allontanarsi se ci si vuole salvare. Il tutto immortalato dall’obiettivo di Antonio Nardelli.
Uno tsunami di arte e cultura abbattutosi su una Cassino desiderosa di ripartire e non fermarsi più.
Poi, come in tutte le favole, cala il sipario.
Assunta Vallerotonda, Danilo Salvucci, Leandra Cuzzocrea, Marinella Argetta, Marta Fiscelli, Orazio Iannetta, Raffaele D’Aquanno, Rodolfo Losani e la partecipazione speciale di Antonio Risi.
Ebbri di gioia hanno lasciato che la notte li avvolgesse nel suo soffice abbraccio in attesa di un sole nuovo.