Pericoli imminenti
di Paola Lombardi
Premonizioni e superstizioni crescevano, si ingrossavano sulle spalle di quegli uomini rudi. Nessuno avrebbe potuto scorgere nel loro aspetto esteriore l’intima fragilità dei loro pensieri scolpiti dal tempo e dalla solitudine. Al mattino, al sorgere del sole erano già in piedi, pronti a scrutare l’orizzonte e a scorgerne le trasformazioni. Si guardavano l’un l’altro, con aria diffidente, e si confessavano i sogni notturni. L’attività onirica veniva passata al setaccio alla ricerca di indizi, dettagli che potessero anticipare il futuro. Cercavano con ogni sforzo di farsi trovare pronti di fronte al domani.
Se qualcuno sognava di attraversare l’acqua, calava un silenzio gravido di angoscia tra quegli uomini così rozzi e dall’aspetto tanto pericoloso. Affilavano le lame che usavano come strumenti da lavoro e guardavano distrattamente un gatto che, a volte, passava a fare visita alla casa. La superstizione impediva loro di fare del male a quell’animale selvaggio e sprezzante che, solo rare volte, si lasciava accarezzare. I tre fratelli cedevano il passo al piccolo felino lasciandolo mangiare e, in questo modo, speravano di ingraziarsi il corso della stagione. Non riservavano lo stesso trattamento agli uomini di passaggio nelle loro terre che venivano invece allontanati con voci tonanti e parole ingiuriose. I curiosi non erano tollerati dai tre uomini solitari. Osservavano con attenzione i campi coltivati e si agitavano al minimo rumore che potesse provenire dalla casa, temendo non soltanto il temporale, la tempesta di vento o la grandine.
Quegli uomini rudi, spaventati dal destino, si commuovevano ogni sera quando rientravano in casa per la cena. Uno dopo l’altro, tornavano in silenzio, quasi senza fare rumore, per non turbare la loro piccola nipotina. I lineamenti della bambina, dolci e tranquilli, scatenavano nell’animo dei tre uomini un senso di sgomento e di impotenza di fronte alla vita. Ne avrebbero fatto una divinità se avessero potuto, le avrebbero dato l’immortalità, la felicità eterna e la ricchezza, ma non avrebbero potuto separarsi da lei. La guardavano crescere con agitazione e tormento. La bambina camminava da sola ormai e cercava di avvicinarsi ai suoi zii con le manine aperte protese nella speranza di un abbraccio. Sporchi e malandati dal lavoro nelle stalle e nei campi, quegli uomini si intenerivano di fronte al sorriso argentino della piccola.
Presentivano che il momento della separazione fosse vicino, sapevano che prima o poi qualcuno sarebbe andato a riprendersi la bambina portandola lontano da quella casa isolata. Non avrebbero saputo difenderla, non avrebbero potuto impedire quel momento. Potevano soltanto abbracciarla e tirarsela sulle ginocchia, facendola giocare e sorridere. Temevano il momento del distacco, la loro vita non sarebbe stata più la stessa senza quella bambina gioiosa che rallegrava le loro vite solitarie, la stringevano più forte con una delicatezza impossibile da immaginare nelle loro braccia robuste e affaticate. La bambina sorrideva e li guardava con affetto. I tre uomini si intenerivano arrivando quasi alle lacrime e nella mente si agitavano pensieri tormentati e lo sgomento per la separazione che sapevano sarebbe avvenuta.