Un bacio dimenticato

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di Paola Lombardi
Avrebbe mentito. Avrebbe continuato a mentire. Elisabetta si guarda nello specchio e cerca sul proprio viso riflesso qualche segno, qualche traccia, che possa tradirla. Non nota niente di strano. Forse soltanto una sottilissima ruga all’angolo dell’occhio sinistro, forse soltanto quella piega discendente che ha il suo sorriso. Si vede che qualcosa la turba, che prova un’emozione disperata. Eppure, dice a se stessa, che dovrà tacere. Sorridere, essere amichevole, confidente dei sentimenti più intimi, continuare ad essere la colonna del gruppo, come la definiscono tutti. , si tranquilizza, riuscirò a non destare sospetti. Riuscirò a fare in modo che tutto sia come è sempre stato.

Non si rende conto che comportarsi come sempre le costerà non solo fatica, ma le lascerà una ferita mai cicatrizzata nel cuore. Eppure, avrebbe continuato a mentire. Non avrebbe fatto parola di nulla con nessuno, non si sarebbe tradita. Nella chat si accumulano i messaggi che non ha letto. Elisabetta preferisce non leggere subito, non dover vedere con i propri occhi che Antonio non la degna nemmeno di un saluto. Elisabetta è disperata. Lucidamente è consapevole che la sua è una follia. Lei sa che dovrebbe tagliare i ponti con tutti i suoi amici e andare via. Sa perfettamente che continuare a gravitare nell’orbita di Antonio la getterà in un baratro senza fondo. Io lo amo, pronuncia guardando la strada sotto la sua finestra. Aspetta che passi, almeno per vederlo. Se non ci fosse stato quel bacio rubato, sarebbe stata la stessa cosa? Il suo amore sarebbe stato tanto profondo e radicato? E se la fidanzata di Antonio non fosse stata così emancipata, dura e magra, lei lo avrebbe amato lo stesso? I dubbi le solcavano il cuore. Ogni volta che erano tutti insieme Elisabetta non poteva fare a meno di pensare che quella, come in segreto chiamava la fidanzata, non lo capisse, che fosse sempre brutale con Antonio.

Con lei sarebbe stato diverso. Lo avrebbe fatto fiorire, sbocciare come un uomo che sa di poter contare sulla propria donna. Elisabetta ne conosceva ogni pensiero. Non c’era nulla che Antonio facesse senza consultarla e soprattutto non c’era nulla che Elisabetta non registrasse nella sua memoria. Era un hard disk esterno della vita di Antonio. Ricordava ogni istante anche se non era stata presente, le bastavano pochi ricordi per ricostruire ogni giornata della sua vita anche se lui lo aveva dimenticato, come si dimenticano le cose inutili. Quel bacio furtivo non era rimasto nella memoria di Antonio. Lo aveva rimosso, come aveva dimenticato gran parte di quelle serate estive in cui era sempre su di giri. Era innamorato non corrisposto di quella, si tormentava nel tentativo di conquistarla e nel frattempo beveva qualche birra di troppo con gli amici. Accadde una di quelle sere. Elisabetta era con loro. Vegliava amorevole sulle disgrazie amorose di Antonio, lui le sorrideva complice e beffardo. Le caddero gli occhiali a terra, lui si abbassò per raccoglierli nell’attimo esatto in cui lo fece anche lei. Si guardarono. Fu un istante, una forza inesorabile avvicinò le loro labbra che si sfiorarono in un casto bacio. “Ah se fossi tu la mia donna…”, sospirò Antonio. Elisabetta sorrise pronta a dichiararsi finalmente. Squillò il telefono. Antonio si alzò in piedi, fece dei passi barcollanti e rispose allontanandosi. Elisabetta non fece in tempo a dire niente. Restò a guardarlo giurandogli amore eterno.

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