Trent’anni di Dylan Dog

Tempo di lettura: 2 Minuti

di redazione

L’altro giorno ho seguito il gatto Cagliostro fino al negozio di Safara’, ma non l’abbiamo trovato. Il negozio era scomparso. Secondo Cagliostro c’è stato lo zampino di Xabaras. Certo, non è facile sopravvivere all’Eden e nemmeno vivere lontano dal buio. Un vero delyrium, come miagola Cagliostro, soprattutto perché manca la torta. Abbiamo soltanto le candeline. Purtroppo non mi viene in mente nemmeno una battuta, nemmeno una delle mie, una di quelle tipo “fuori c’è un freddo cane, lo si sente abbaiare da qui”. In effetti, è un po’ freddino per essere settembre. Dovrò invitare Johnny Freak, forse anche Bree se riuscissi a trovare Madame Trelkosvki, telefonerò a Morgana e mi farò annunciare a Lord H. G. Wells. L’ispettore Bloch verrà spontaneamente, non servirà invitarlo. Sarebbe stato bello andare a Moonlight. L’importante è che non lo venga a sapere la furia dell’Upyr, e che la signora Morte si faccia gli affaracci suoi per un giorno almeno.

Comunque, dopo l’altro giorno, Cagliostro mi ha consigliato di evitare i regali. Faremo a meno della torta, al capo non piacciono i dolci. Forse, sarebbe meglio se andassimo a mangiare una pizza al solito posto. Mi sembra di sentirlo mentre mi urla: “Grouchoooo, il campanello”. Come se fossi sordo e non lo sentissi anche io che il campanello grida quell’agghiacciante grido di terrore. Forse, hanno suonato davvero.

E’ il 26 settembre, arrivano gli invitati. Anche i fratelli di un altro tempo stanno arrivando. Verrà anche Medusa, ma non so se riuscirà a vedere l’indirizzo di Craven Road, sicuramente non vedrà il numero 7.

Al capo non piacciono le sorprese, ma tanto è vestito sempre allo stesso modo, quindi non avrà bisogno di preavviso per mettersi elegante. Basta che la smetta di suonare il Trillo del diavolo con quel clarinetto. Non capisco perché non mi viene nemmeno una battuta. Forse, perché sono emozionato. Sono trent’anni di Dylan Dog. Trent’anni. Ci sono tutti, anche quelli che non avevo invitato. Pure Incubus è arrivato. Lillie Connolly ha scritto una lettera. Non so da quale tempo e nemmeno da quale prigione. Trent’anni di incubi. Questo non è un lungo addio, ma un arrivederci al Luna Park, anzi all’Horror Luna Park. Va bhe, quasi quasi schiaccio un pisolino, ma ho paura di fargli male.

Rispondi