Ti auguro l’inferno
di Paola Lombardi
Lo vedi com’è strana la vita?
Lo vedi com’è?
Lo vedi che alla fine torniamo sempre al punto di partenza? Come quando eravamo bambini. Proprio come allora. Eh lo so, ora, mi dirai, cosa ti vai a ricordare? Sono passati quarant’anni da allora. Eh lo so, dico io, sono trascorsi 43 anni, due mesi e una manciata di giorni. Ti ricordi com’eri? Eri il più alto di tutti, spalleggiato dai tuoi amici. E io ero un bimbetto mingherlino con gli occhiali. Quanto mi prendevi in giro! Poi, quel giorno di 43 anni, due mesi e una manciata di giorni fa, non ti sei accontentato di deridermi e umiliarmi come al solito. No! Hai voluto fare di più. Non lo dimenticherò mai. Non dimenticherò mai la tua faccia e gli occhi di tutta la classe quando due dei tuoi compari mi presero con la forza. Io urlavo e mi divincolavo, ma era inutile. Tutti ridacchiavano come delle scimmie ammaestrate e tu, con lo sguardo implacabile e spietato, impartivi ordini. Mi abbandonaste solo, al buio nello sgabuzzino della scuola. Quando mi trovarono, e non so nemmeno come hanno fatto a trovarmi, ero svenuto. Lo shock mi aveva sopraffatto. I miei genitori mi iscrissero in un’altra scuola e non ti ho più rivisto. Ma non ti ho mai dimenticato. Ho sempre saputo che la vita è una ruota e tutti si ritorna al punto di partenza. E adesso ti aspetto. Domani entrerai in aula, ma io conosco già il verdetto.
Avrai il massimo della pena con l’aggravante della crudeltà per futili motivi. Hai malmenato e seviziato un cane. Ti darò il massimo della pena. Vedrai, il carcere ti piacerà. Se potessi ridarei la vita a quel povero cane, così solo per tenerti legato e farti mordere un po’. Chissà forse mi divertirei anch’io come ti sei divertito tu. Chissà cosa si prova ad essere un bastardo.
Ti auguro tanti anni da recluso e ti auguro di piacere molto ai tuoi compagni di galera. Ti auguro ogni tipo di umiliazione. Lo vedi com’è la vita? E pensare che se non me l’avessi chiesto tu di rivedere gli atti in nome della nostra antica amicizia, forse, non ti avrei detto niente. Forse avrei provato solo la paura che mi incutevi allora. Ma me l’hai chiesto tu, e io non mi farò pregare.
Il verdetto lo sai già.
La seduta è tolta, ti auguro l’inferno.