Stasera si recita ma senza teatro
– Dove andate? Questo è un luogo privato.
– Veramente siamo qui per lo spettacolo.
– Quale spettacolo? Qui è tutto chiuso.
– E’ impossibile, oggi è venerdì 8 agosto e noi siamo qui per lo spettacolo.
– Senta non ho tempo da perdere, andate via.
– Senta nemmeno noi abbiamo tempo da perdere, chiami il sindaco e vedremo.
In effetti all’ingresso non c’è nessuno, eppure siamo arrivati anche in ritardo per allestire le scene e tutto il resto. E’ la prima volta che ci capita una cosa del genere. Tutti gli anni, intorno alla fine di giugno, prepariamo il nostro cartellone. Portiamo uno o due spettacoli in giro per le province.
Contattiamo i comuni, tutti, e tra loro aderiscono sei, sette amministrazioni locali che ci mettono a disposizione una o più serate. In questo modo abbiamo realizzato messe in scena nei luoghi più impensati: sul sagrato di una chiesa, all’interno delle mura di un castello in rovina, anche in una radura in alta montagna. Siamo stati ovunque. La nostra forza, almeno secondo me, sono i nostri spettacoli: sono tutti difficili. Non sono mai commedie come vanno di moda adesso ma drammi veri. Dato che costiamo poco e ci proponiamo noi, i sindaci ci accolgono a braccia aperte e non fa niente se il giorno dopo la gente non sa come commentare quello che ha visto la sera prima.
Mentre allestiamo lo spettacolo in posti così improvvisati si crea un clima di partecipazione e collaborazione con le persone del luogo e di solito finisce sempre che a fine serata ci invitano a cena e noi siamo contenti. Stavolta siamo proprio contenti perché per una volta saremmo stati in un teatro vero. O meglio tra i ruderi di un teatro settecentesco di cui restano parte delle quinte di legno cesellato. Ce n’è di cui andare fieri. Potremo raccontarlo per anni.
Naturalmente se il guardiano ci lascerà entrare.
Siamo rimasti come sospesi con le valigie cariche di costumi, con i copioni, i fari per l’illuminazione, gli attrezzi di scena in attesa di qualcosa. Certo di essere trattati come ladri è la prima volta che ci succede.
Il nostro impresario è proprio un impresario, per qualche ragione che ignoro, indossa sempre delle giacche molto appariscenti ed è uno spilorcio di prima categoria ma tutto sommato tiene insieme tutta la compagnia e di solito non sbaglia mai un colpo. Ci porta in giro per paesi piccolissimi, arroccati su colline e montagne ma dove tutti ci accolgono come fossimo dei grandi artisti. Degli spettacoli non capiscono niente ma proprio per questo pensano di aver assistito ad una vera rappresentazione teatrale. A volte il pubblico nemmeno si accorge che lo spettacolo è finito anche perché non abbiamo il sipario in posti del genere e i sindaci sono sempre contenti perché sono stati in grado di garantire un’offerta culturale importante nel cartellone degli eventi estivi.
Ma stavolta ci ritroviamo con questo “cerbero” che ci tiene in ostaggio e ci impedisce di entrare. Il tempo scorre e stasera non credo che riusciremo ad essere pronti in tempo.
– Allora ha chiamato il sindaco?
– Non ci penso proprio a disturbare il sindaco per voi.
– E quindi? Noi che facciamo?
– Ve ne andate.
– Come ce ne andiamo? Vada a chiamare il sindaco, altrimenti lo faccio io.
– Ci provi se ne ha il coraggio.
Lasciamo qualcuno di guardia agli attrezzi e al resto e ci avviamo per il paese alla ricerca del sindaco. In pochi minuti scopriamo che è in ferie e non c’è, è andato al mare con la famiglia, in paese c’è solo un consigliere di opposizione. Lo raggiungiamo e gli spieghiamo la nostra situazione e ci avvisa che non può fare niente. Non ci resta che tornare indietro, recuperare i bagagli e andare via tra la rassegnazione e la disperazione generale. Appena scesi sulla strada principale decidiamo di consolarci con un caffé. All’ingresso c’è affissa una locandina con il nostro spettacolo per la sera dell’8 agosto, solo che abbiamo sbagliato paese e non di poco: di ottanta chilometri almeno.