Prodigi felini
di Laura De Santis
“Hai bevuto?”, sentenziò interrogativo il gatto che prese a rimestare con la zampa pelosetta il liquido vischioso sul pavimento. L’uomo scuotendo la testa, singhiozzò rumorosamente imprimendo l’orma della scarpa nel liquido rossastro che si spandeva irrefrenabile sul pavimento. I cocci di vetro esplosi in tutta la cucina brillarono sotto lo sguardo del gatto. L’animale saltellò tra i cocci e la salsa di pomodoro per andare a strusciarsi contro i polpacci dell’uomo sprofondato nella poltrona.
L’uomo piangeva con la testa tra le mani. Il gatto agitò la coda e gli saltò in grembo con un miagolio accondiscendente. “Allora? Che ti succede vecchio mio?”, miagolò il piccolo felino. L’uomo non diede l’impressione di aver capito e con un dito distratto gli accarezzò l’orecchio. “Allora? Si può sapere che hai?”, chiese ancora il gatto. L’uomo si immobilizzò in una specie di piagnucolosa dimensione ignorando il micio acquattato sulle sue gambe. Il gatto si sentì comodo, in fondo l’uomo era abbastanza grasso da essere quasi più comodo del divano e iniziò a nettarsi il pelo togliendo ogni traccia della salsa di pomodoro che invece restava impressa sui pantaloni dell’uomo e sul pavimento.
Il gatto si addormentò, l’umano pianse, la salsa si rapprese esalando un odore acidulo. Il piccolo felino iniziò a fare le fusa, l’uomo ad accarezzarlo. Il micio allungò una zampa e un sorriso si abbozzò sul volto dell’umano. “Solo tu mi capisci”, sussurrò amorosamente al gatto accarezzandolo con delicatezza. Il micio si stiracchiò miagolandogli: “Hai visto che tutto si risolve? Non abbiamo bisogno di nessuno, ci siamo io, te e i croccantini”. L’uomo non comprese le considerazioni feline, ma si sentì meglio senza nessuna spiegazione apparente.