Nei volti delle città
Nessuno può dire quanto profondo e radicato sia l’amore. E di cosa si nutra l’amore che a tratti ci inonda l’anima. E se l’anima non esistesse dove si anniderebbe quel sentore di vicinanza, di confidenza, quella tenerezza che ci fa versare calde lacrime che chi non ci conosce abbastanza scambia per dolore? Di cosa si nutre l’amore che ci accompagna sempre, da sempre che ci conduce per mano in qualche angolo del mondo?
Anche la distanza ci avvicina e non ci separa. Trascorrono anni lungo strade parallele ma la confidenza non si affievolisce. Non è solidarietà e nemmeno amicizia è qualcosa di più solido e unico. Non è familiarità e nemmeno passione, è somiglianza, è nostalgia. Una nostalgia comune che ci sorprende a desiderare lo stesso sapore che ci riporta indietro e ci catapulta in avanti. Il tempo scorre invano, non cambiamo. Stare insieme ci racchiude in una volta di vetro.
Il tempo si blocca, resta fermo a contemplarci. E ogni incontro è un’avventura. Un viaggio nei nostri giorni, nelle nostre paure che affidiamo ai luoghi che ci hanno ricambiato con un tenero affetto. Le città che hanno spiato i nostri passi e quelle che ci siamo raccontati senza condividerle. Come quando disperati sotto la pioggia attraversammo il ponte con le tragiche statue di pietra.
Non ci consolammo a vicenda, furono quelle statue mute a farlo, fu il fiume a riportarci alla luce, fu il profilo del castello issato in alto a farci tornare il desiderio di andare ancora. E i nostri desideri forse mai realizzati li affidammo tutti all’arcobaleno che ci sorprese tra le facciate dei palazzi e dei teatri mentre il selciato fumava ancora di pioggia. Nessuno può dire quanto profondo e radicato sia l’amore che ci accompagna e non ci lega.